Quello che si vuole raggiungere lo dice Damiano Minervini, amministratore delegato di quella cooperativa molfettese, “l’Innotec“, che si occuperà di tutto. Promuovere, in una logica di rete, il benessere nei nuclei familiari (potenzialmente ben 3mila, e percettori di Reddito di inclusione o di cittadinanza) che purtroppo ne sono sprovvisti, e prevenire il disagio all’interno di queste famiglie con particolare attenzione alle fasce più deboli.
Tutto attraverso un’equipe altamente specializzata e scelta da apposite agenzie interinali, una serie di attività ad hoc, stanze predisposte (due aule per i colloqui, spazio di gioco per i bimbi, open space, e tutto rigorosamente al piano terra dell’ex Tribunale in via Planelli) e precisi servizi.
Eccolo, allora, il Polo familiare, uno dei pochissimi casi nel tacco d’Italia. Un altro strumento che Bitonto e Palo del Colle mettono in campo, nel loro ambito territoriale, per dare un sostegno, vivo e tangibile, ai soggetti più fragili, più deboli e che si trovano in difficoltà, anche temporanea.
Offrendo loro servizi di accoglienza, dialogo e informazione, consulenza socio-psico-educativa, attività di prevenzione e sensibilizzazione, sostegno genitoriale, attività laboratoriali. Senza dimenticare l’acquisizione di competenze da spendere in ambito socio-lavorativo.
Sarà aperto al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12, e anche il giovedì pomeriggio dalle 15 alle 17.30. L’accesso ai servizi è anche possibile su prenotazione.
Il taglio del nastro è avvenuto ieri mattina, con rappresentanze di Palazzo Gentile (il sindaco Michele Abbaticchio, l’assessore al Welfare Gaetano De Palma, il responsabile dell’Ufficio di piano Andrea Foti) della vicina città del tarallo (il sub commissario prefettizio Adriana Antonacci) e il già detto Damiano Minervini.
L’occasione è stata propizia anche per ricordare che Bitonto (“siamo uno dei Comuni che spende di più, in termini di fondi comunali, per il settore dei Servizi sociali”, il primo cittadino dixit) è pronta ad attivare altri 20 tirocini – già altrettanti sono partiti nei mesi scorsi – per i percettori del Reddito di inclusione (Rei). Si tratta di attività lavorative, della durata massima di sei mesi, con regolare retribuzione, e dalla chiara utilità sociale.