Da un affezionato lettore riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera che segue e che prova a cambiare prospettiva su alcune problematiche della città.
“Caro Da Bitonto,
sono un (non più) giovane ma ancor affezionato lettore della “nostra” testata, residente in zona periferica di Bitonto. Preso dall’entusiasmo e dalle mail di altri lettori che hanno scritto nei giorni precedenti, ora preoccupati dalla assenza di eventi estivi ora dalla presenza di troppe bici elettriche in città, ho deciso di scrivere anche io.
E lo faccio perché leggo tra le righe, oltre a circostanziate e puntuali denunce, meritevoli senz’altro di accoglimento ed attenzioni, e direi anche di un piccolo approfondimento, anche un po’ di rassegnazione.
Una rassegnazione immotivata dall’età di chi dovrebbe spaccare il mondo a 20 anni provando a cercare in sé, sicuramente aiutato dal mondo esterno, le motivazioni per fare della propria vita un capolavoro.
Se penso agli anni della mia gioventù in questa città penso ad anni in cui non esistevano locali serali, questa città chiudeva al pubblico alle 20, sia in estate sia in inverno. Anni in cui non ci rimaneva che qualche corridoio parrocchiale alla sera, qualche buon prete di periferia che ancora si preoccupava dei giovani, il mare raggiunto in bici nei pomeriggi assolati d’estate in compagnia degli amici di sempre. Anni in cui il centro storico era zona “off limits” e la massima stravaganza alcolica erano le birre straniere in bottiglia di qualche audace commerciante o le prime birre alla spina al Canterbury o alla birreria dei cavalieri. Anni in cui nomi strani e spesso argomento di riso e di trastullo erano turismo, cultura ed eventi serali.
Pur non volendo annoiare i nostri giovani lettori, mi sono risuonate in mente le parole “comandate e scolpite nel cuore” di un grande Italiano, Primo Levi, quando nell’incipit della poesia “Delega” così esortava:
“Non spaventarti se il lavoro è molto:
C’è bisogno di te che sei meno stanco.
Poiché hai sensi fini, senti
Come sotto i tuoi piedi suona cavo”
Ecco, cara redazione del Da Bitonto, il concetto è questo.
In questa città il lavoro da fare è molto e deve essere chiaro a tutti che ciascuno deve fare la sua parte contro la maleducazione, la sporcizia, la cattiveria e la bruttezza dei pochi che ci sono e che magari aspettano un aiuto, una parola in più, una mano salda per riscattarsi. Dobbiamo essere consapevoli che si deve agire, in molti casi, anche senza “l’aiuto da casa” o quello del pubblico. Senza le continue lamentele di tanta gente indaffarata a far niente, gente che pretende senza dare, invoca senza sporcarsi le mani, anche senza il parere di tanti esperti di nulla.
Questo impegno dei tutti non deve, sia chiaro, deresponsabilizzare coloro che hanno poi l’onore e l’onere di “governare” i processi decisionali in città. Ma questa è Politica e il discorso ci porterebbe troppo lontano ed io ho poca esperienza, come dice qualcuno.
Si deve essere consapevoli, come spesso rimarcate ma è sempre bene ripetere, che in questa città c’è tanta gente propositiva e proattiva che la sua parte la fa da sempre e continuerà a farla per portare il nome di Bitonto in alto e solo per cose belle. E’ una battaglia comune che dobbiamo imparare a combattere assieme, tutti dalla stessa parte della barricata, perché solo una città che “dice bene” di sé è capace di creare bellezza e costruire armonia, di attirare turisti e ricchezze, di valorizzare le proprie risorse, di vincere scudetti.
Perché un dato è oggettivo: con mia grande soddisfazione gente amica che viene da fuori regione trova sempre questa città ricca di meraviglia, cultura e bellezza, pulita e intrigante. Città Viva. Gente che “dice bene” di noi.
Noi no. Ma si sa, a Bitonto, noi facciamo così, direbbe Pericle.
Una testata giornalistica può fare molto anche da questo punto di vista, Voi lo sapete benissimo, senza rinunciare alla denuncia o alla critica costruttiva. Questo è lavoro vostro sul quale non mi permetto di proferire una sola parola. Spero solo, da (non più) giovane ma affezionatissimo lettore, di ritrovare sempre gli approfondimenti che il nostro ruolo di lettore esige, perché come Indro Montanelli, un grande giornalista di questo Paese, diceva “Chi di voi vorrà fare il giornalista, si ricordi di scegliere il proprio padrone: il lettore”.
Grazie di esistere
Vostro Domenico