Ricorda ancora gli ultimi abiti cuciti per una “Traviata” per il teatro di Trieste, destinati ad una tournée in Giappone. Ricorda ancora gli spazi della sua casa. Ricorda ancora i 630 km fatti a piedi per scappare dalla guerra, esattamente un anno fa. Svetlana, costumista 49enne, vive ormai da dodici mesi a Bitonto, città a pochi passi dal capoluogo, dopo essere scappata da Dniepr, città a 500 chilometri da Kiev. La donna è andata via a pochi giorni dall’inizio della guerra con i suoi figli, la 26enne Lisa e il 13enne Sviatik, e la nipotina Kira di 5 anni. «Nessuno credeva che potesse scoppiare il conflitto con la Russia – ci racconta la donna in un perfetto italiano -. Ricordo benissimo che mia figlia, però, già da alcuni giorni non riusciva a dormire, piangeva, aveva continui attacchi d’ansia, come se qualcosa di brutto potesse accadere da un momento all’altro. Quel “qualcosa” è avvenuto esattamente il 24 febbraio 2022, una data che non dimenticheremo mai». Da quel momento è cambiato tutto. «Abbiamo passato diversi giorni in una casa di campagna, fino ad arrivare al quattro marzo, quando abbiamo cominciato un lunghissimo percorso a piedi verso la frontiera rumena. Da lì abbiamo preso un volo per Bari: a Bitonto, l’8 marzo, ci avrebbero aspettato i miei amici Pino Maiorano e Anna Lacassia dell’associazione “La Macina”: per loro avevo cucito abiti destinati ad un festival lirico ed era rimasta viva una grande amicizia». Un percorso lunghissimo e difficile: «Eravamo sottoposti a controlli a ogni chilometro percorso a piedi. Da un lato e l’altro dei boschi si sentiva l’eco delle bombe e nella colonna di gente che percorreva la strada a piedi c’era chi andava via, ma tantissimi erano gli ucraini, in Europa per studio o lavoro, che tornavano per combattere». In quei momenti il pensiero di Svetlana era solo portare in salvo la propria famiglia: «continuavamo ad ascoltare e vedere storie tremende, persino bambini che venivano violentati, città distrutte dalle bombe». Sono tanti i parenti di Svetlana rimasti al fronte, a cominciare dal marito della figlia Lisa: «Riesce a mettersi in contatto soltanto in alcuni momenti, quando ha il permesso di farlo, perché con i satelliti riescono ad intercettare le frequenze telefoniche e a bombardare la zona». È rimasto ferito in un attacco, invece, l’ex marito di Svetlana, a cui hanno ricostruito una coscia e da qualche mese è a Bitonto con la sua famiglia, ma spera di tornare presto al fronte. «Il desiderio è di tornare in Ucraina appena la guerra sarà finita». Perché la guerra finirà. «Sì, ne siamo convinti. Ho imparato a vivere giorno per giorno, ma sono sicura che presto potremo tornare tutti a casa. Magari tornare a parlare con i nostri parenti in Russia, che spesso hanno anche rinnegato quello che sta accadendo».