Le palestre tornano a chiudere i battenti per le misure più restrittive disposte dal Governo per affrontare la seconda ondata di contagi da Coronavirus.
«Noi ci sentiamo presi in giro -protesta un gestore di una palestra bitontina– perché alla riapertura tantissimi di noi, per non incappare in qualsiasi tipo di problematica, si è adeguato al rispetto delle norme anti-contagio per fare il meglio e il bene dei nostri clienti, rinunciando anche a una parte di loro. Ci hanno fatto riaprire solo per colmare i debiti che si sono creati dopo il primo lockdown e ora che stavamo cominciando a respirare ci hanno chiusi da capo. Forse per il Governo questo non è un settore importante».
A seguito del primo lockdown le difficoltà che le palestre, ma non solo, hanno dovuto affrontare sono state tante e «non abbiamo visto alcun tipo di contributo da parte del Governo. I nostri collaboratori sono senza far nulla da mesi ormai. Noi chiediamo al Governo una volta tanto di essere sincero e di rispettare quello che ci ha promesso perché questo è un settore che, dopo questo secondo lockdown, alla riapertura vedrà più del 50% delle attività soccombere se non avrà aiuti da nessuno».
Le prospettive di ripresa, secondo questo gestore di una palestra bitontina, sono davvero nere e si spera che l’indice dei contagi torni ad abbassarsi.
Per ora, restano soltanto paure e dubbi sul perché questo settore venga sempre penalizzato. «Non ci sono dati scientifici che attestano un indice di contagi da Coronavirus nelle palestre e qualora ci dovessero essere casi potrebbero anche essere legati ad altri ambienti come supermercati, trasporti o scuole perché la popolazione non è fissa, si sposta e non ovunque si rispettano le regole. Noi le rispettavamo. La palestra è il luogo più sicuro perché viene puntualmente igienizzata, durante le attività grazie anche alla collaborazione dei tesserati e dopo ciascuna di esse».
Non resta che pensare a un modo per organizzare in maniera alternativa l’attività sportiva che fino a qualche giorno fa si svolgeva in palestra.
Una delle soluzioni è fare le attività consentite, come quelle di funzionale, all’aperto e per esempio nelle zone vicino alla piscina comunale, «alcuni nostri collaboratori, infatti, si sono già attrezzati per questo, anche se noi siamo prevalentemente una palestra che lavora ad esempio con macchine isotoniche e quindi è difficile trasferire tutto quello che facciamo all’esterno».
«Voglio ringraziare i nostri tesserati perché ci sono vicini. Dal mese prossimo pensiamo di organizzarci con le lezioni online per continuare a fare gruppo, cercando di coinvolgere più persone nelle ore della giornata a loro più consone per continuare a fare attività fisica a corpo libero e con quello che hanno a casa. È chiaro però che la paura dei nostri tesserati è tanta e che la voglia di continuare ad allenarsi se non ci sono gli stimoli giusti può scemare, quindi questo lockdown può portare ad un esaurimento psico-fisico delle persone che non accedono più alle nostre strutture. Faremo di tutto per cercare di essere anche noi vicini a loro».