I primi manifestanti si sono dati appuntamento alle 8, lì davanti alla sede dell’INPS, sul lungomare di Bari, e pian piano sono arrivati in tanti, spazzando via anche le paure che qualcuno potesse comunque recarsi a lavoro.
E subito hanno iniziato a farsi sentire, protestando con striscioni, sventolando le bandiere sindacali, fischiando, rivendicando i propri diritti.
Anche nel capoluogo pugliese, dunque, lo sciopero di chi ogni giorno dedica sudore, passione, tempo, fatica, studio e abnegazione lavorando al Contact Center dell’Inps rispondendo a circa 70mila chiamate al giorno è riuscito.
Come nel resto dello Stivale. Creando un disservizio al numero verde più famoso e importante d’Italia.
Anche i dipendenti “Transcom”, allora, hanno detto sì in massa allo sciopero nazionale indetto dai sindacati per protestare sulle modalità del passaggio di consegna della commessa verso la “Comdata-Network” per i prossimi due anni, e arrivato a un punto talmente morto da determinare la rottura del tavolo durante l’ultimo incontro, svoltosi lunedì a Milano.
Diritti, allora. Già, perché ieri chi ha deciso di protestare chiedeva soltanto di mantenere il diritto al posto di lavoro, perché anche se seduti su una postazione telefonica, davanti a un computer con i suoi sistemi e le password, con le cuffie, identificati con precisi opcc e ops, si è, prima di tutto, lavoratori. Non numeri. Non semplici matricole. Ma persone, che ogni giorno rispondono con professionalità su reddito di cittadinanza, invalidità civile, pensioni, bonus, prestazioni a sostegno del reddito, e tanto altro. A volte come se fossero veri e propri funzionari e risolvendo, non poche volte, rogne e problemi che è lo stesso Istituto, non volutamente, a creare.
Ognuno con la sua storia, certo, perché mai come in questo caso si intrecciano percorsi di vita, diversi ma uniti tutta da una sola parola: incertezza. Quella dei dipendenti aziendali, i subordinati, che dopo decenni passati a Modugno, non sanno come passeranno a Molfetta, con quali mansioni e con quanti quali diritti già maturati. Quella dei somministrati, oltre 300 – il bacino del sito modugnese è di oltre 650 lavoratori complessivi – che chiedono e pretendono di essere trattati, semplicemente, come persone formate e degne di continuare a portare avanti il servizio di assistenza clienti, anche perché con sei mesi di anzianità alle spalle. Quella dello staff leasing, e di tante altre figure.
Che non possono credere che un passaggio di consegna di una commessa pubblica venga gestita in questa maniera, e che il diretto interessato, il committente stesso, se ne stia lavando le mani.
Una delegazione dei lavoratori, unitamente alle segreterie ed alle Rsu e Rsa, è stata ricevuta dalla dirigente della direzione provinciale Inps, la quale, si è dimostrata molto solidale e, ascoltate le istanze presentate e redatto verbale dell’incontro, si è assunta l’impegno di riportarle al presidente Tridico.
“Protestiamo – ha spiegato Angela Mattia della Uil – perché siamo contro le azioni unilaterali delle aziende che ci fanno semplici concessioni. Vogliamo regole certe, previste dalle normative e dai Contratti collettivi nazionali, e dobbiamo chiedere con vigore e con forza all’INPS di farsi garante dell’intero bacino occupazionali, visto che quotidianamente svolgono un fondamentale lavoro sociale”.