“Una coperta di stelle” è un affresco corale di genere neorealista che cita e ripropone la poetica filmica espressa nelle meravigliose pellicole (“Umberto D.”, “Miracolo a Milano”) di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini narranti il disagio sociale negli anni 50. La regia è di Vito Giuss Potenza. Storia tratta da una idea di Antonio Garofalo Sceneggiatura e dialoghi di Cosimo Lerario.
Diffusione a cura di Colorata TV Credits. Il film è stato realizzato per conto dell’associazione AGEBEO e Amici di Vincenzo – OdV (Presidente Michele Farina), e con la fattiva collaborazione dell’associazione Angeli senza frontiere – OdV (Presidente Vito Plantamura) di cui si ringraziano sentitamente i componenti che hanno preso parte a varie scene del lungometraggio.
Il film verrà presentato in prima nazionale assoluta sabato 22 ottobre nell’Auditorium Comunale di Adelfia (BA) in proiezione riservata con accesso esclusivo mediante invito.
IL CONTENUTO DEL FILM
di Cosimo Lerario
In questo film vengono raccontate vicende stoltamente ritenute “minime” solo perché occorrenti a personaggi che vivono ultimi e disadattati ai margini della società. Un tempo chiamati con dileggio “barboni”, ora più asetticamente “senzatetto”.
Oppure con i più raffinati lemmi “homeless” o “sans papier”. Uomini e donne sicuramente “invisibili” per il mondo circostante; almeno sinché non si ritrovano loro malgrado vittime di gesti efferati o semplicemente costretti a morire in assoluta solitudine su un giaciglio di fortuna. Essendo e restando sempre e comunque esseri umani. La cui dignità, i cui sentimenti (non solo positivi, sia chiaro), le cui speranze, le cui storie e vicende sono delicatamente rappresentati nel film senza propositi né sociologici, né agiografici. Raccontati perché vengano conosciuti; giammai giudicati. La narrazione si svolge ai giorni odierni. Ambientata in una Bari periferica e anonima, di cui non si scorgono mai (se non nelle riprese dall’alto di un drone che se ne allontana velocemente) i consueti elementi turisticamente attrattivi. Le periferie dove sopravvivono gli “invisibili” sono, difatti, uguali in ogni posto del mondo. Sono dovunque un essere umano tenti di sopravvivere a sé stesso.
LA TRAMA DEL FILM
di Vito Giuss Potenza
Nei meandri della società risiede il microcosmo dei senzatetto, uomini e donne che la vita ha portato verso una decisione, in alcuni casi sofferta, in altri meditata e cercata. E’ intorno a questi temi che si svolge la narrazione della vicenda. Raccontando la quale, la macchina da presa va a scovare diverse storie che costituiscono un’unica trama dove il riscatto e la dignità dei protagonisti fungono da acme drammatico. Nella storia ha un ruolo centrale Gigante.
È un uomo che vive ai margini della società dedito a difendere il gruppo di “barboni” a cui appartiene; i quali, pur vivendo al lastrico, intendono mantenere inalterata la propria identità ed integrità. Lo farà soprattutto quando Nicola, divenuto anche lui un “senzatetto” a seguito di irrisolti problemi economici, cercherà di taglieggiare i compagni barboni chiedendo il pizzo sul posto occupato.
Gigante non si tirerà indietro ma, al contrario cercherà di redimere l’altro facendogli conoscere dall’interno quel loro mondo sin ad allora sconosciuto, dal momento che fino al giorno prima viveva al sicuro di avere un tetto sulla testa. Altre figure di rilievo sono quelle di un valente chirurgo radiato dall’Ordine dei medici, una ragazza immigrata salvata dal mondo della prostituzione, un anziano pittore, un vecchio attore e numerosi altri che si affacciano lungo tutto l’intreccio filmico; che si pone l’obbiettivo di raccontare in maniera non scontata un aspetto dei mille volti del mondo delle strade che ci circondano. Nella storia non manca una incursione nel genere “giallo”, con il mistero di un possibile omicidio.