Le rotatorie della discordia: troppo bianche, troppo spoglie, troppo
tutto.
Potremmo metterci su un giro pizza, un uovo fritto, qualsiasi cosa.
Il lavoro non è andato giù nemmeno all’associazione architetti che ha visto quest’opera come un arricchimento al «variegato quanto estemporaneo campionario
delle rotatorie cittadine».
Nessuna polemica sul materiale usato o se fosse
meglio tirar fuori le basole, «si tratta,
piuttosto, di riflettere sul fatto che ancora una volta, come temevamo, siamo
davanti ad un’occasione mancata, all’ennesimo intervento episodico che non
contribuisce ad un chiaro progetto complessivo di trasformazione della città».
«Quel
sistema di isole spartitraffico non fa
altro che riaffermare, senza esitazione, l’egemonia dell’automobile, riuscendo in una paradossale doppia
impresa. Innanzitutto rafforza la cesura
fra una parte e l’altra della città, erigendo una sorta di muro virtuale
fatto appunto di flussi di autoveicoli liberi di muoversi in tutte le
direzioni. Inoltre riesce, in pieno centro di città, a ghettizzare il pedone. A quest’ultimo è riservato infatti un unico
punto di attraversamento. Ma il pedone, com’è nella sua indole, saprà
vendicarsi, contribuendo al disordine generale».
Nell’ottica di un intervento che si dichiara “provvisorio”,
a detta dei tecnici, si sarebbe dovuta considerare l’ipotesi di una riduzione
degli autoveicoli circolanti: «Meno auto,
meno inquinamento atmosferico e acustico, più sicurezza – continuano -: questo approccio, però, avrebbe richiesto
che qualcuno si occupasse della viabilità, con scelte, forse impopolari. E per
fare questo non sarebbero nemmeno state necessarie risorse aggiuntive».
E poi tornano all’estetica ricordando le non
sempre oculate scelte della Sovrintendenza che già in altre occasioni, a detta
loro, ha tralasciato il gusto estetico all’interno del centro storico, quando
per il restauro del palazzo Sylos si decise di sacrificare le superfici ad
intonaco “sull’altare di una infondata
quanto falsa estetica della pietra a vista”.
“C’è stato il
tempo per approcciarsi ad un nuovo metodo con il contributo di tutti, invece di
vederci calare dall’alto una decisione progettuale motivata dall’incombente
scadenza dei fondi europei”.
Soldi derivanti, pur sempre, dalle tasche dei
contribuenti «e impiegati così, per
questo tipo d’interventi, con meccanismi che sembrano escludere a priori la
possibilità di elevarne la qualità, producono un reale beneficio solo per le
tasche degli esecutori delle opere».
Il sindaco, dal canto suo, ha spiegato ai
nostri taccuini che «le rotatorie sono un
piccolo intervento in attesa di presentare un progetto complessivo di
riqualificazione urbana da candidare grazie alla nuova programmazione dei fondi
europei.
Si comprende
dalle parole degli architetti che il progetto di riqualificazione è il piccolo
progetto realizzato e non è così: quello che proporremo sarà partecipato e
visionato da tutti nell’Urban Center di cui all’atto di indirizzo del Pug».
Abbiamo, poi, suggerito al primo cittadino di
poter piazzare sulle rotatorie le strutture in pietra – ora abbandonate al
Campo 500 (Nicola Rossiello) – fatte in occasione della Festa Patronale (durante
il Simposio Internazionale di scultura su pietra) a cui presero parte artisti
internazionali che hanno donato le loro opere all’amministrazione.
Ma la risposta non lascia spazio ad ulteriori
proposte: «L’intento era quello di
rendere queste strutture quasi invisibili, metterci qualcosa sopra, “addobbarle”
significherebbe dar loro una importanza estetica, che in realtà non hanno».
Aspettiamo, dunque, che sopra ci mettano almeno
i segnali stradali.