È la scena che ha emozionato il mondo intero.
Marcia Marsal, ex atleta paralimpica, è vestita di bianco ed entra nello stadio festante e pieno come un uovo.
Della manifestazione inaugurale delle Paralimpiadi di Rio de Janeiro, lei ha il compito più importante. È la tedofora che accendendo il braciere a cinque cerchi darà il via alle gare.
Il cielo infinito è più o meno stellato e manda giù una pioggia insistente che rende viscida la pista. Il passo si fa malcerto e il bastone trema nell’appoggio.
Ogni centimetro è un chilometro di sforzo e sacrificio.
Scivola e cade.
La gente che gremisce gli spalti resta col fiato sospeso.
Intervengono due stage manager. La soccorrono amorevoli, le restituiscono la fiaccola e lei riprende il cammino.
Scrosciano applausi commossi.
Uno dei due è il bitontino Remo Infante, un ragazzo solare dal sorriso perenne.
Da sempre esperto in service, è generosamente al servizio di tutti davvero.
È sbucato come un angelo custode che porge la mano salvifica al momento giusto e poi è tornato a fare il suo dovere nell’ombra della sera brasiliana.
Grazie Remo, perché col tuo nobile gesto (che ci ha ricordato lo pseudo Arthur Conan Doyle ed il maratoneta italiano Dorando Pietri alle Olimpiadi di Londra) ci hai fatto sentire orgogliosi di essere tuoi concittadini…