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Home » Processo Pandora 2/Tutti i retroscena e le verita sulle sparatorie a Bitonto dal 2013 al 2018

Processo Pandora 2/Tutti i retroscena e le verita sulle sparatorie a Bitonto dal 2013 al 2018

I racconti dei collaboratori di giustizia lbrahimi Abdesslam che sparò a Domenico Conte e a Vito Antonio Tarullo durante la festa dei Santi Medici nel 2015

Lucia Maggio by Lucia Maggio
19 Luglio 2018
in Cronaca
Processo Pandora 2/Tutti i retroscena e le verita sulle sparatorie a Bitonto dal 2013 al 2018
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L’attività di indagine ha messo in evidenza in termini allarmanti, sulla lunga scia di omicidi e tentati omicidi commessi e subiti per il controllo delle attività illecite, una vera e propria guerra che vedeva nell’eliminazione fisica degli avversari più temuti l’unica speranza di sopravvivenza e vittoria. È proprio in una intercettazione che si dà atto di un fortissimo scontro tra Rocco Giuseppe Cassano e Domenico Conte, a tal punto che il primo, dopo aver detto che non avrebbe più fatto pace con “Mimm u negr”, manifestava propositi omicidiari nei suoi confronti: “Hai finito Mimmo u negr, sei un uomo morto, gli devo sbattere la testa sopra all’asfalto che deve fare rumore”.

Ma a farlo per lui doveva essere qualcun altro. Così il collaboratore lbrahimi Abdesslam nel suo manoscritto dice: «Quello che dovevo fare nel clan Diomede era essere pronto a tutto. Con una Bmw scura, presa a rapina, facemmo l’agguato a Conte a settembre 2013, l’auto poi la gettammo nelle campagne e le demmo fuoco: la pistola la gettai nelle fiamme sul sedile posteriore con tutto il caricatore pieno di proiettili. Nell’auto alla guida c’era Rocco Giuseppe Cassano, dietro c’erano Michele Cassano e l’affiliato Sabino. A sparare fui io: intravedemmo il Conte sul balcone di casa sua e io sparai in direzione delle finestre dove c’era lui e poi verso la porta casomai fosse uscito a sparare».

Ma, anche dall’altro lato, non vedevano il contrasto di buon occhio. È Vito Antonio Tarullo che, nel 2018, nell’indicare i componenti del gruppo guidato da Conte segnala Giuseppe Antuofermo come un affiliato che aveva partecipato assieme a lui ad una serie di aggressioni fisiche proprio nei confronti di uomini appartenenti al gruppo Cassano, per assicurare il controllo del territorio. Uno tra tanti il pestaggio di Vincenzo Screti (“l’abbiamo spaccato in due con le mazze da baseball”) responsabile di aver spacciato per conto di Vito Di Cataldo, appartenente a Cassano, “ovvero riferiva dell’incursione armata con esplosione di colpi d’arma da fuoco in via Berlinguer il 29 luglio 2015, commissionata da Conte alla quale aveva partecipato Antuofermo”, si legge nell’ordinanza. L’incursione armata contro i rivali trova conferma nella circostanza che, lo stesso, il 15 ottobre 2015 è stato a sua volta vittima di attentato, in via Nenni, rimanendo ferito nella regione toracica dorsale e al gluteo destro, con l’intenzione chiara di eliminarlo fisicamente visto il ritrovamento di ben 17 bossoli.  «In questa guerra vado proprio a capitare io, il giorno dei Santi Medici – racconta ancora Tarullo –. Stavano certi che hanno cominciato ad offendere Conte, io prendevo le sue parti e aprivano il fuoco: mi hanno sparato alle gambe e l’altro da dietro mi ha bucato tutto».

Altro attentato nei confronti di Antuofermo, invece, si è verificato il 23 febbraio 2018, nel borgo antico, quando due persone ignote esplodevano colpi d’arma da fuoco che lo attingevano nella zona inguinale. L’efferatezza del soggetto, viene confermata anche da alcuni imprenditori edili a cui chiedeva il pizzo: era stato presentato come “spaccaossa”, perché abile picchiatore.

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