«E quelli che dicono: “Ma voi quest’anno siete proprio impazziti? Non potete vendere l’olio 10 euro al litro. Con il caro vita che c’è, chi se lo compra?”. Questo lo dici tu, ma non io. Lo compra chi ci tiene al proprio benessere e alla propria salute. Il prezzo è persino poco se rapportato a quello che abbiamo speso per far crescere queste olive».
Michele Monopoli, l’agricoltore bitontino star dei social, risponde con un reel su instagram a chi definisce esagerato il prezzo a cui potrebbe essere venduto l’oro verde, da produrre nella stagione olivicola appena iniziata.
Poco meno di 9 euro al litro, secondo l’ultima rilevazione della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bari e BAT, «che di settimana in settimana, viene aggiornata in base all’offerta» come spiega Arcangelo Putignano di Radici Pugliesi srls.
Un prezzo «giusto» che garantirà agli olivicoltori «di avere un reddito dignitoso».
A sostenerlo è Gaetano Bonasia, responsabile Sistema Qualità di Finoliva Global Service SpA, la società benefit dell’olio extravergine di oliva biologico, sostenibile e prodotto in Italia, con sede a Bitonto.
«Negli anni scorsi, con i guadagni, si faticava persino a coprire le spese», notevoli se si considera che tutta la filiera deve sopportare gli aumenti degli ultimi anni sulle tariffe dell’energia elettrica e sul carburante, necessario per i mezzi e per azionare le attrezzature necessarie alle varie fasi della produzione.
«Credo che il prezzo ora raggiunto sia giusto per quello che non è un semplice condimento, ma un vero e proprio alimento – è la considerazione di Bonasia -. Un cono gelato lo si paga anche tre euro e lo si consuma in pochi minuti. Perché ci lamentiamo per il prezzo di una bottiglia d’olio che invece esauriamo dopo mesi?».
Un prodotto, tra l’altro, che quest’anno secondo il dottore in Scienze Biotecnologiche nel settore agroalimentare, sarà di «qualità eccellente».
«L’olio avrà un perfetto equilibrio tra amaro e piccante e sarà ricco di sostanze polifenoliche», merito della «buona trasformazione delle olive e dell’assenza di mosca olearia, maggior parassita per l’oliva».
«Abbiamo iniziato da due settimane a frangere e le piante sono in vegetazione anziché in inolizione – spiega Bonasia -. Rilevando temperature elevate e con scarsità di piogge, l’ulivo sta iniziando a germogliare».
Sulla quantità, invece, «in agro di Bitonto, a differenza delle zone più costiere, siamo messi bene. Abbiamo risentito un po’ nei campi non irrigati (ovvero l’80% dei terreni bitontini), in ripresa ora con le piogge degli ultimi giorni».
La resa però sarebbe bassa. «Abbiamo una media di 10-11 chilogrammi di olio su un quintale di olive». Numeri che garantirebbero pochi profitti ai frantoiani.
Ma da cosa dipenderebbe l’aumento del prezzo dell’olio?
«È dovuto principalmente al cambiamento climatico – ci spiega Bonasia – che ha ridotto l’offerta. Si pensi che la Spagna, maggiore produttrice in Europa, ha stime di produzione più basse del solito. E non se la cavano bene neanche Tunisia e Grecia, che non hanno olio per via della siccità».
Nel bacino del Mediterraneo, a far la parte dei leoni saranno dunque Puglia, Calabria e Sicilia, regioni in cui opera proprio Finoliva.
Che sia un aiuto per esportare maggiormente il prodotto italiano all’estero?
«È un falso mito – la risposta del responsabile Sistema Qualità della società benefit bitontina -. Noi esportiamo da sempre olio 100% italiano in Paesi come gli Stati Uniti e il Giappone, che da sempre apprezzano la qualità del nostro prodotto».
«Il paradosso – continua – è che l’Italia sia al tempo stesso il maggior importatore ed esportatore di olio».
Perché? «C’è troppa ignoranza tra i consumatori – il parere di Bonasia -. Bisognerebbe fare tanta informazione».