Per me, era un mito assoluto. L’uomo più sportivo della città, mi azzardai a definirlo quando tagliò il ragguardevole traguardo delle 80 primavere. Sì, perché, dopo essere stato arbitro di gran vaglia, essendosi issato con fischio equanime fino alla IV serie, che allora era davvero il quarto campionato nazionale, era stato un punto di riferimento induscusso della storia del pallone neroverde. L’ultima chicca me la regalò durante il lockdown, quando in fila al supermercato, mordace al solito mi raccontò dell’acquisto di Camillo Fabbri, fratello del Ct della nazionale Edmondo: “Forte, ma aveva il vizio di sbagliare i rigori”. Figlio del vicepodestà bitontino nel ventennio, aveva maturato dentro di dé una profonda passione per la politica, vissuta sempre secondo coraggio, consapevolezza, coerenza e onestà. Virtù, che, come ben sappiamo, ai giorni nostri si sono fatte sempre piu sbiadite, fino a scolorire del tutto. Schietto e mai malevolo, Tommasino – come era chiamato simpaticamente da chi gli voleva bene – aveva sfidato in pubblica piazza i big che scendevano dalla capitale e persino il giornalista Marco Travaglio e la sua sicumera. Era legato alle sorelle – che ha visto cedere il passo prima di lui, l’ultima, Ginotta, appena una settimana fa – da un affetto liliale e direi quasi pascoliano. Del suo infinito narrare, ricordo la grande emozione che ancora provava quando ricordava l’eco dello schiocco degli stivali del colonnello Pasquale Lomaglio, che, occhi negli occhi, aveva convinto l’ufficiale nazista a non attaccare Bitonto e a passare via con le sue truppe. Oggi, lo piange tutta la comunità cittadina, dal sindaco Francesco Paolo Ricci (“un vero esempio per le nuove generazioni”) al consigliere comunale Franco Natilla – al quale dobbiamo la splendida foto che vedete -, suo allievo e stella polare del mondo delle giacchette nere (“ho perso un amico prezioso, un autentico galantuomo”),
alla società del Bitonto Calcio (“indimenticabile”), agli occhi dell’amico Nicola Molfetta, allenatore, brillava per “onestà, rettitudine e sincera amicizia”. Che ti sia lieve la terra, caro Tommasino, ma di un campo di calcio di una volta, che era già di per sé una lezione di vita, proprio come era il tuo nobile cuore…