Arcangelo Perrini era un signore con la maiuscola, un dottore commercialista celebre e unanimemente apprezzato in città, e, soprattutto, amava di un amore viscerale il Bitonto calcio (e la società, infatti, gli ha deducato un post commosso). Soleva narrare con passione aneddoti unici che sapevano affascinare ed era sempre vicino alle vicende del pallone nostrano. Aveva i suoi ricordi, le sue predilezioni, fra gli eroi dell’arte pedatoria. Nel ricordo dell’adorata madre, donava pure tanta beneficenza a pro del suo borgo natio. Ieri, si è concluso tristemente, dolorosamente, il suo transito si questa terra. Noi lo ricordiamo come se fosse ancora vivo tra noi e pubblichiamo una lunga intervista, che ci concesse, qualche tempo fa, in occasione dei quarant’anni di professione. Lo merita…
In città, non v’è chi non conosca Arcangelo Perrini. Professionista serio, competente e stimato anzichenò, è dottore commercialista da otto lustri esatti. Nei giorni scorsi – il 22 gennaio, per la precisione – ha festeggiato il 40° anniversario di iscrizione al glorioso Ordine dei Commercialisti di Bari: “Sono “volati” gli anni e sono cambiate molte cose. Dai tempi delle calcolatrici e macchine da scrivere, delle contabilità manuali, delle carte carbone si è passati ai computer. Dai pacchi delle dichiarazioni dei redditi ed Iva da consegnare, rispettivamente, al comune ed all’ufficio iva si è passati alla presentazione telematica: dalle code e dalle levatacce mattutine ad un clik.
Dopo questo quadretto romantico della professione, però, devo evidenziare la costante diminuzione dell’autorevolezza della categoria ed il diverso comportamento dei clienti”, osserva Perrini. Che rivive a ritroso un curriculum vitae prestigioso: “Il primo anno di attività fu caratterizzato dalla legge 516 del 7.08.82, meglio conosciuta come “manette agli evasori”, con la quale fu stabilito il principio che il reato di evasione potesse essere assoggettato alla giustizia penale, oltre che a quella tributaria. La norma fu oggetto di numerosi convegni ai quali partecipavamo con grande attenzione per la portata profondamente innovativa del reato tributario”. “Nell’anno 1982 e successivi – prosegue – le contabilità si registravano esclusivamente in modo manuale. Fino al 1984 prevalevano le contabilità semplificate; quelle ordinarie erano prerogativa delle srl e delle aziende che superavano determinati ricavi”.
“Col d.l. 19.12.1984 n. 853, la cosiddetta “Visentini ter” – snocciola i dettagli – si tentò d’indebolire l’impostazione contabile agevolando l’attività probatoria dell’Amministrazione Finanziaria. Si partiva dal presupposto che la contabilità semplificata avesse un grado inferiore di attendibilità per cui fu data la possibilità di sottrarsi ad alcuni accertamenti con la tenuta della contabilità ordinaria. Pertanto, dal 1985 vediamo l’ingresso negli studi del libro giornale con le sue caratterizzazioni:
– Libro giornale con schede mobili: quanti problemi per le quadrature;
– Giornalmastro: ingombrava la scrivania ed era più sintetico nella indicazione delle poste;
– Libro giornale a ricalco: si doveva essere attenti nel mettere la scheda per evitare problemi di allineamento. In quegli anni i termini per la presentazione delle dichiarazioni erano i seguenti:
– 05.03 dichiarazione IVA;
– 30.04 modello 770;
– 31.05 dichiarazione dei Redditi.
Senza dubbio tali scadenze sono da privilegiare perché permettevano di rispettare tutti gli adempimenti e concentrarsi sull’annualità in corso”. Per uno che, da sempre, respira la vita della città – esemplare, a tal proposito, è il suo amore incondizionato per i colori neroverdi del calcio bitontino – l’impegno professionale non poteva non avete ricadute civiche e sociali. Così, nel 1994, si fece promotore della costituzione dell’ASSO.C.A.L. associazione fra dottori commercialisti, ragionieri e consulenti del lavoro. “L’idea che mi spinse – ricorda quasi con emozione – fu quella di “valorizzare” il ruolo dei professionisti nel tessuto socio-economico locale. Mi recai dal dottor Vincenzo Tumolo, studioso professionista, che condivise l’idea e propose di nominare tre colleghi per l’elaborazione dello statuto. Furono individuati il dottor Arcangelo Perrini per i dottori commercialisti; il rag. Nicola Antuofermo per i ragionieri e Michele Urbano per i consulenti del lavoro. Il 18 ottobre 1994, innanzi al notaio Amelia Carpinelli, fu costituita l’associazione alla presenza di 31 colleghi. Fui eletto presidente per il biennio 1999-200. Nell’anno 1998 spirava un forte vento liberale europeo che introdusse diverse novità nella normativa del nostro paese. Ricordo le principali:
– La spedizione telematica delle dichiarazioni dei redditi che determinava il passaggio dai pacchi e dalle code, soprattutto l’ultimo giorno di scadenza ad un click sulla tastiera;
– L’autocontrollo alimentare HACCP che responsabilizzava gli operatori del settore alimentare in materia di sicurezza ed igiene degli alimenti;
– La liberalizzazione del commercio col dlgs 114/98 prevedeva importanti novità quali l’abbattimento delle quattordici tabelle merceologiche che diventano due, la semplice comunicazione al Comune per l’apertura, il trasferimento di sede e l’ampliamento della stessa superficie di vendita, abolizione dei piani commerciali, gli orari di vendita, le vendite straordinarie.
– Le locazioni con la legge 431/98 introduceva gli accordi territoriali.
Per l’approfondimento furono organizzati convegni ad hoc che ebbero risonanza provinciale”. Se incessante è l’attività, pure le soddisfazioni sono copiose. Il 30 maggio 2016, il Ministero dell’Istruzione lo ha designato revisore del Politecnico. Eppure, la rosa qualche spina ce l’ha: “Devo, purtroppo, evidenziare la costante diminuzione dell’autorevolezza della categoria e lo scollamento con la base nell’ambito del Consiglio nazionale dottori commercialisti ed esperti contabili. È arrivato il momento di prendere in seria considerazione una “politica” che miri a “valorizzare” il ruolo del Commercialista”. Infine, i rapporti con i clienti, polso della comunità nella quale si opera: “Va evidenziata, innanzitutto, la maggiore preparazione della classe imprenditoriale con la quale c’è un costante dialogo diversamente, rispetto agli inizi della professione, quado ci si fidava del consulente. Tale mutato rapporto ha creato per la categoria l’aumento dei campi d’azione ma, soprattutto, lo studio giornaliero (da me definito “tutto il commercialista minuto per minuto”) delle nostre problematiche”.