Dovranno espiare complessivamente 222 di reclusione le 34 persone destinatarie di ordini di carcerazione, emessi dalla procura generale di Bari, per sentenze di condanna divenute definitive dalla Corte d’Appello di Bari nel maxiprocesso “Pandora”.
Gli imputati, tutti appartenenti al clan Mercante-Diomede e Capriati, attivi nella provincia Bari e Bat, erano accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa pluriaggravata, tentati omicidi, armi, rapine, furti, lesioni personali, sequestro di persona e violazioni della sorveglianza speciale.
Ad ottobre scorso la Cassazione ha riconosciuto la correttezza delle sentenze di primo e secondo grado del Tribunale di Bari e della Corte d’Appello. Sono state respinti i motivi dei ricorsi, tra cui quelli relativi al collegamento tra i sodalizi criminali e alcuni reati commessi da esponenti del clan Capriati nei confronti di membri del clan Strisciuglio di Bari.
La Cassazione ha confermato le due sentenze che ritenevano come il clan Capriati, nella decennale attività, si sarebbe caratterizzato in un articolato programma criminoso, sviluppando la selezione e il reclutamento in carcere e allargandosi verso il nord Barese e la provincia di Barletta-Andria-Trani.
Si tratta di: Gioacchino e Vincenzo Baldassarre (12 e 8 anni), Saverio Belviso (10 anni e 4 anni), Michael Bottone (6 anni e 8 mesi), Giuseppe Rocco Cassano (11 anni), Alessandro Corda (6 anni e 8 mesi), Roberto Cutrignelli (5 anni e 3 mesi), Nicola D’amore (54), Alessandro De Bernardis (4 anni), Alessandro D’elia (5 anni e 3 mesi), Silvio De Fano (5 anni e 4 mesi), Domenico De Feudis (6 anni e 10 mesi), Umberto De Meo (3 anni e 9 mesi), Salvatore Dicataldo (9 anni), Giuseppe e Nicola Diomede (6 anni e 6 mesi e 7 anni), Alessandro Frisari (4 anni), Stefano Grande (5 anni), Giovanni Battista La Notte (5 anni e 3 mesi), Umberto Lorusso (30 anni), Riccardo Lucchesi (4 anni), Marsiglio Magrone (5 anni), Michele Mallardi (21 anni), Michele Migliaccio (17 anni e 11 mesi), Francesco Cosimo Natilla (10 anni), Francesco Ranieri (3 anni e 9 mesi), Francesco Rizzi (5 anni), Francesco Ronchi (5 anni e 2 mesi), Vincenzo Sassanelli (5 anni), Giovanni Scotella, Giovanni Stellacci (9 anni), Giovanni Tritto (6 anni), Francesco Volpe (5 anni e 10 mesi).
L’ufficio esecuzioni penali della procura generale ha anche chiesto per 26 condannati la revoca dei benefici che erano stati concessi, come liberazione anticipata, indulto e sospensioni condizionale.