DI PABLO JAVIER JUNCO
José Ventafridda nacque a Bitonto, Bari, nel 1860, studiò nel comune di quella regione d’Italia, e si laureò nel 1881 come imprenditore edile. Nella sua città natale realizzò numerose opere pubbliche e private. Nel 1887 si recò nel nostro Paese per lavorare con suo fratello Francisco, che viveva a Buenos Aires da alcuni anni e gestiva un’impresa di costruzioni.
José (Giuseppe) si separò dal fratello nel 1890 e iniziò a lavorare in proprio con l’appoggio dell’architetto Buschiazzo, che gli affidò l’edificio in Av. de Mayo y Lima (Città di Buenos Aires) di proprietà dell’industriale Bernasconi. Successivamente realizzò altri lavori importanti, tra cui le residenze di Samuel Rosetti in Av. Callao e Arenales, quella di Bruin in Callao e Av. de Mayo, entrambe nella Capitale, nonché una scuola di fronte a Plaza Pueyrredón. comunemente chiamato Flores.
Nel 1894 si riassocia con il fratello Francisco, fondando la ditta Ventafridda Hnos che sarà per molti anni un’azienda molto importante in Argentina. Nel 1900 José ritornò nella sua città natale, Bitonto, a Bari, ma la nostalgia per il nostro Paese lo fece ritornare, nel febbraio del 1901, per dedicarsi insieme al fratello alla realizzazione di importanti opere, come il maestoso palazzo del presidente Julio A. . Roca in via Tucumán.
Morto il fratello nel 1912, José diresse l’azienda che contava più di mille dipendenti, poiché nel 1906 all’Esposizione Internazionale di Milano presentò un patrimonio di 160mila metri quadrati di superficie coperta in edifici realizzati solo nel Comune di Buenos Aires ottenendo per questo la medaglia d’oro.
Si distinse come una grande persona, per il buon trattamento riservato ai suoi lavoratori, e ricordando che fu il primo a provvedere all’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, istituita a quel tempo dalle aziende private. Fu anche filantropo, promosse la costruzione di un ospedale che fungeva da Casa di Riposo nella sua città natale, Bitonto, e partecipò anche alla costruzione del palazzo della Giunta Italiana di Buenos Aires.
Nel 1926, quando una grande tempesta distrusse un molo del porto di Mar del Plata, insieme alle barche, Ventafridda prese l’iniziativa di sottoscrivere una sottoscrizione per riparare il danno, contribuendo con una grossa somma di denaro, assicurando che gli operai avessero nuove barche.
A Buenos Aires è stato presidente della Pro Asilo de la Infancia, è stato anche membro del consiglio di amministrazione della Pro Escuela del Hospital Italiano, del Consiglio di fondazione dello stesso Paese, ed è stato anche membro fondatore di gli ex combattenti della guerra mondiale. Fu nominato Commendatore della Corona d’Italia e Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Morì nel 1932.
Signora Francesca Grandi di Ventafriddanel 1934 donò una riproduzione in bronzo dello “Schiavo Daco che affila il coltello”, una delle figure che compongono il gruppo scultoreo “La Punizione di Marsia”. Prima si trovava su Av. Independencia e Av. Luro, poi sul viale centrale, per poi spostarsi su Diagonal Pueyrredon.
L’architetto Roberto Cova afferma originariamente che la scultura fu donata alla città e spostata in Plaza España “e da lì l’hanno rubata”. Dice anche che la statua fu ritrovata in un corralón dove veniva smontata e ricollocata nel luogo suddetto, “finché non fu nuovamente rubata, questa volta senza rimedio”.
Lo Chalet Ventafridda, di José Ventafridda, fu costruito nel 1909. Si trovava tra Balcarce e Mitre di fronte a La Perla. Fu progettata dall’architetto Oskar Ranzenhofer, nacque a Vienna il 5 giugno 1877, studiò a Budapest e arrivò nel paese nel 1905, dove rimase ininterrottamente fino al 1912 e saltuariamente fino al 1921, quando ritornò definitivamente nella nativa Vienna dove morì il 3 luglio 1929. La demolizione dello chalet iniziò nel 1967.
L’architetto uruguaiano Arturo Prins e il collega viennese architetto Oskar Ranzenhofer formarono nel 1900 uno degli studi più importanti di Buenos Aires. Alla loro formazione si unirono infatti altri due architetti fondamentali del profilo architettonico di Buenos Aires, come Francesco Terencio Gianotti e Mario Palanti. studio, appena arrivato dall’Italia. Il suo lavoro in Argentina si divide in lavoro individuale e lavoro svolto insieme ad Arturo Prins. Ranzenhofer lasciò in eredità a Buenos Aires la sua impronta dell’Art Nouveau nella sua versione viennese, il Sezessionstil. Purtroppo molte delle sue opere personali sono andate distrutte. Come questa bellissima villa che ha lasciato il segno sulla costa di Mar del Plata…