Cari amici, care amiche,
in punta di piedi vorrei che anche il mio augurio natalizio potesse raggiungere molti, tutti. Vorrei che arrivasse come da un amico, da uno di famiglia, che sente di avere nel cuore il desiderio di comunicare una bella notizia che suscita sempre grande gioia e stupore anche nel proprio cuore e, per contagio, vorrei non ne mancasse a nessuno.
Il Natale ci porta una notizia incredibile: in un mondo che cerca di mostrarsi grande, Dio ha scelto di farsi carne, piccolo, fragile scegliendo un nome da capogiro: Emanuele, Dio-con-noi! Questa Sua compagnia riempie di luce le tante notti della storia, quelle di oggi come quelle di ieri. La Scrittura narra sorprendentemente di un Dio capace di sognare anche nella notte e nelle notti degli uomini. E sono i profeti – quelli di ieri come quelli di oggi – a mettere la firma, con la loro vita, sotto i sogni di Dio, sogni di bene, di giustizia, di pace e di amore, parole oltremodo abusate in questi giorni ma che aspettano di diventare realtà anzitutto in ciascuno di noi e nello spazio di responsabilità che viviamo. Ostinatamente e senza paura di smentite Dio chiede al suo popolo ripetutamente di cambiare postura per scorgere orizzonti inediti: “Ecco sto per fare una cosa nuova. Proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?” (cf Is. 43,16-21).
Nella notte Dio, almeno lui, non annuncia né si limita a constatare catastrofi e rovine ma addita germogli, novità, orizzonti da vivere in sua compagnia e in fraterna convivialità. Sempre è lì a sostenerci perché tristezza e pianto non mettano radici dentro di noi, anche quando la vita è dura.
Vorrei ancora dirlo a voi genitori di Alessia, la giovane trentenne, che ha perso la vita qualche giorno fa sulla nostra Salaria che più che una strada sembra essere una falce quotidiana. Mi avete raccontato qualche giorno fa in ospedale di Alessia che aveva festeggiato, la sera prima, i dieci anni della sua figlioletta e si recava al lavoro la mattina seguente, come tutti i giorni, col desiderio di dare un futuro ai propri figli.
Vorrei parlare di questo Gesù e del suo desiderio di essere coinquilino di ciascuno, alla mamma di Lorenzo che dal giorno in cui l’ho vista spingere la carrozzina di suo figlio all’ingresso di una chiesa dove stavo per celebrare le cresime, mi ha rapito lo sguardo. Pioveva quel giorno. Tutte le volte che la incontro e chiedo di suo figlio non smette di intenerirsi per lui, spesso tra qualche lacrima che a stento cerca di trattenere e io pure. Sono certo che il Signore già mette forza e consolazione nel suo cuore prima ancora che nei suoi muscoli per sollevare di continuo suo figlio.Vorrei parlare di questa Luce che viene nel mondo ad illuminare ogni uomo, a te, Antonio, che qualche sera fa alla mensa Caritas – Santa Chiara mi hai detto del desiderio di continuare a lavorare come lavapiatti in un ristorante sul Terminillo, perché è comunque una cosa che sta andando bene tra le diecimila che in passato non hanno dato buon esito.
Non te ne accorgi tu, Chiesa, di questa forza che potrai ancora e sempre trovare soltanto – e non altrove – in un Bimbo avvolto in fasce, accudito teneramente dalla Madre e da Giuseppe di Nazareth? Non saranno mai le strutture e l’organizzazione perfetta della tabella di marcia a dare consistenza al tuo cammino quanto il tempo e la vita che avrai speso vivendo come il Tuo Signore e Maestro a fianco di tutti, specie dei più soli e disperati! La tua sarà sempre una proposta, mai imposta, per tutti i cercatori di senso, a quanti interrogano la vita e non trovano né risposte né conforto. Se non sempre ti è riconosciuto il servizio di Maestra sono certo che quello di Madre, cara Chiesa, nessuno te lo può contestare, a patto di voler imitare quel Dio che annunci, cingendoti ancora il grembiule e piegandoti sulle storie di tutti, specie di chi ha il cuore ferito e di chi non riesce a vedere il futuro davanti a sé.
Non te ne accorgi tu fratello, sorella di nessuna fede? Sì, c’è posto anche per te! Andiamo insieme a Betlemme. Ti tengo per mano. Anche per te è riservata una strenna di Luce con cui illuminare l’esistenza, ritrovare le motivazioni di un impegno e magari poter dare finalmente del Tu a questo Dio che è più intimo a te di te stesso.
Vieni anche per me, caro Gesù, e portami un atomo di stupore perché non vinca mai in me l’abitudine a sentirti mio compagno di viaggio e che non trovi mano migliore della tua per continuare il cammino della vita, senza aspettarmi mai nulla in cambio, annunciandoti e indicandoti vivo e presente nella biografia di tutti i miei fratelli e sorelle che incontro. E spero proprio che ogni fatica e difficoltà siano per me perfetta letizia, per amore tuo.
Tu sei Speranza, ti cantava il nostro Serafico Padre Francesco. Così vorrei ti cantassimo tutti insieme, specie mentre iniziamo questo anno giubilare. Trasfondi nel nostro animo la gioia imperitura che gli Angeli cantarono quella notte a Betlemme in mezzo al via vai dei pastori e di tanti curiosi e sconosciuti mentre la Madre assieme a Giuseppe cercava di supplire alla mancanza di amore e di attenzione di cui fosti già circondato.
E poi caro Gesù… finché non viene la Pace…non lasciarci in pace.
A tutti auguri! Santo Natale!
Con affetto di fratello e amico
Monsignor Vito Piccinonna, Vescovo di Rieti