La città di Bitonto ha finalmente ricordato il tenente Francesco Lillo e il suo sacrificio nella lotta di Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Una figura quasi dimenticata, che, in tanti anni, solo una volta aveva visto il suo paese natìo celebrarlo, ossia in quel giugno ’66 in cui il sindaco di Bitonto Domenico Saracino consegnò alla sua anziana madre Concetta Rubino la medaglia d’oro alla memoria, concessa dal Comune di Pavia, dove si consumò il suo eroico gesto.
Lillo, ricordiamo, morì eroicamente nella città lombarda il 26 aprile 1945, durante quella “guerra civile” che insanguinò l’Italia, ed in particolare quella settentrionale, dopo l’armistizio del ’43. Fu colpito e ferito gravemente in uno scontro a fuoco con elementi della Guardia nazionale repubblicana, perendo insieme ai due colleghi Roberto Spirito e Tommaso Coletta. Alla sua memoria, nel 2011, fu intitolata la caserma della Guardia di Finanza nella città lombarda, che il suo gesto non lo ha mai dimenticato.
Lunedì scorso, a cento anni dalla sua nascita, il 26 novembre del ’19, Bitonto ha finalmente reso omaggio all’eroico tenente della Guardia di Finanza con il convegno storico “Il sacrificio di un bitontino nella “guerra civile” (1943-1945)”, organizzato da Centro Ricerche di Storie e Arte – Bitonto, Guardia di Finanza e Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia, con il patrocinio del Comune di Bitonto.
Preceduto dall’omaggio floreale davanti alla tomba di Lillo, nel cimitero, dallo scoprimento di una targa nella locale tenenza della Guardia di Finanza e dall’esecuzione dell’inno nazionale da parte della Fanfare della Legione Allievi, durante il convegno è stata approfondita la figura del finanziere e il contesto storico in cui la sua giovane vita (era appena 26enne al momento della sua uccisione) si spense tragicamente.
Dopo i saluti istituzionali del sindaco Michele Abbaticchio e del generale Roberto Pennoni, comandante provinciale della Guardia di Finanza, a prendere la parola sono stati i rappresentanti dell’arma, il maggiore Gerardino Severino, rappresentante del Museo Storico della G. di F. di Bari, Vito Straziota, comandante della Legione Allievi e il colonnello Luca Cioffi, comandante del I Gruppo Bari. I tre, dopo aver ricordato la cronaca dei fatti di quel 26 aprile ’45, hanno sottolineato l’importante ruolo della Guardia di Finanza nella società attuale e in quella dell’epoca, evidenziando come fosse stato l’unico corpo di polizia a non aver mai aderito al fascismo. Come dimostra anche il fatto che i finanzieri costituirono vere e proprie formazioni partigiane il cui ruolo fu fondamentale nella liberazione di Pavia e di Milano. A confermarlo è la storica Rosalba Mezzorani, ricordando come proprio la figura di Lillo fosse stata centrale in quegli eventi e come il contributo della Finanza sia spesso dimenticato e sottovalutato. Anzi, come ha ricordato, le formazioni partigiane della GdF a Pavia furono le prime ad arrivare, precedendo altre formazioni.
Il giornalista e direttore responsabile della rivista “Studi Bitontini” Marino Pagano, invece, sottolineando come quella che insanguinò al nord fosse non solo una guerra di liberazione contro un invasore straniero, ma anche una guerra civile fratricida, spesso consumata anche all’interno delle famiglie, tra sostenitori del fascismo e aderenti alle ragioni della Resistenza, ha posto l’accento sul fatto che, a compiere l’estremo sacrificio in una città settentrionale, fu un meridionale, mettendo in atto un passo non certo irrilevante lungo il cammino verso una reale unità italiana. Un aspetto, questo, sottolineato anche dal giornalista del “da Bitonto” Michele Cotugno, nel suo confronto con la situazione che, nello stesso periodo, vigeva a Bitonto. Una situazione di relativa tranquillità (al netto di alcuni scontri con gli inglesi e della miseria con cui la popolazione lottava), dato che l’arrivo degli Alleati e la caduta del fascismo, nel luglio ’43, permisero al sud Italia di essere liberato ben prima. Stragi nazifasciste ed episodi di Resistenza ci furono anche qui da noi, ma certamente non nella stessa misura del nord, che visse due altri due anni di intense e atroci lotte. Ed è proprio questo aspetto, secondo il giornalista, che dona ancor più valore al gesto del finanziere bitontino. Un gesto che, per troppo tempo, è stato oscurato da un destino di oblio denunciato dal professor Enzo Robles, docente di Storia Contemporanea all’Università di Foggia. Un oblio causato sia da una colpevole dimenticanza da parte della sua città natìa, sia dall’atteggiamento della famiglia, che dopo la tragedia, si è rinchiusa nel dolore, rendendo più difficile la conoscenza dell’entità del contributo di sangue offerto dal giovane Francesco. Il presidente del Centro Ricerche Stefano Milillo ha, quindi, posto l’accento sull’importanza di fare ricerca per conservare la memoria.
A dare una testimonianza più personale è il nipote diretto del tenente Lillo, Nicola Maiorano, figlio della sorella, che pur non avendolo mai conosciuto, ha di lui un vivo ricordo, grazie ai racconti familiari che raccontavano la figura di quello che per lui è semplicemente “zio Ciccillo”. Un ritratto a cui si è aggiunto anche quello raccontato della professoressa Antonia Speranza, dirigente scolastico del Liceo “Carmine Sylos”, l’istituto frequentato da Lillo. La professoressa Speranza ha posto l’accento sul rendimento scolastico eccezionale, aggiungendo, alla luce del legame di parentela che la lega alla famiglia Lillo, altri particolari. E proponendo, poi, l’apposizione di una targa commemorativa all’interno del proprio istituto scolastico.
La professoressa Rosalba Cassano, legata anche lei da parentela alla famiglia e ospite alle celebrazioni di pavia nel novembre 2018, ha, infine, evidenziato l’importanza di conservare la memoria di Lillo e del suo gesto, affinché questo non sia dimenticato dai più giovani e dalle future generazioni. Un invito fatto proprio anche dal moderatore, il giornalista Giuseppe Dimiccoli, che ha proposto che anche il Comune di Bitonto celebri, con una medaglia d’oro alla memoria, il suo illustre concittadino.