La prima assemblea cittadina della
storia sul tema della legalità e della sicurezza – il problema che attanaglia
da più tempo la nostra città – è andata in archivio.
È stata una goccia nell’oceano, sia ben
chiaro.
Ma è stato un incontro che ha
certamente avuto risvolti positivi perché testimonia come probabilmente
qualcosa, inutile nasconderselo – finalmente! -, si sta muovendo nei cuori dei
bitontini.
Almeno in quello degli addetti ai
lavori e dei cittadini, pochi per la verità, che hanno partecipato attivamente.
Duecento persone o poco più, rispetto a 60mila, sono nulla.
Diventano un’enormità, però, se
pensiamo al niente che ci circondava fino a ieri.
Bisogna, di conseguenza, continuare a battere il ferro finché resta caldo,
mantenendo i piedi ben saldi a terra, perché l’assemblea non porterà a molto di
concreto nel breve periodo.
Ma forse a smuovere le coscienze è
servita.
Molti gli interventi autorevoli, numerose le chiavi di lettura date alla
situazione attuale, qualche concetto è stato espresso anche a sproposito.
Penso, ad esempio, al brutto vizio di molti di criticare la stampa, più o meno
velatamente, perché raccontando i fatti di cronaca darebbe una immagine
negativa della città.
In pratica, alcuni scambiano la causa
per l’effetto.
I delinquenti compiono le loro imprese
per farsi pubblicità sul giornale, secondo loro.
Invece, la realtà è opposta e nulla
c’entra con la pubblicità. Semplicemente, noi facciamo il nostro dovere,
raccontiamo ciò che succede.
Non ci si è resi conto, forse, che se l’incontro di ieri c’è stato, per buona
parte lo si deve certamente a chi, dal 2008 in poi, attraverso Bitontolive,
Bitontotv, Dabitonto.com, La Gazzetta del Mezzogiorno (Enrica D’Acciò) ha
svegliato dal torpore molti cittadini, raccontando tutto quello che succede.
Che, sia ben chiaro, succedeva anche prima, anche in maniera più eclatante.
L’assemblea di ieri, infatti, avrebbe potuto tenersi benissimo nel 2003, nel
2005, nel 2006.
Avremmo parlato delle stesse cose
perchè i problemi erano identici. Si sparava, ci si ammazzava per strada, sono
scomparse 7 persone nel nulla, le rapine ed i furti si registravano
quotidianamente.
Invece niente, non si sapeva nulla. E
quei pochi che sapevano hanno taciuto per lunghi tratti, hanno fatto la corsa a
sminuire il problema, contribuendo a creare quel velo di perbenismo ipocrita
che è la causa di tutti i mali di questa città.
Quel velo di perbenismo che ci porta sempre ad essere bravi a giudicare, a
guardare gli altri e mai a chiederci: cosa abbiamo fatto realmente per la nostra
città?
Che cittadini siamo?
Molti hanno detto che ognuno dovrebbe
assumersi le proprie responsabilità. E che bisognerebbe denunciare tutto, anche
in forma anonima.
Buongiorno, con ritardo, ma ci siete arrivati finalmente.
Non è mai troppo tardi.
Verrebbe da chiedere, ad esempio, a te commerciante, che hai pagato il pizzo
per anni e che magari ti sei pure lamentato perchè la Polizia non gira per
strada, hai denunciato o invece ti veniva comodo che nessuno ti toccava il
negozio (le denunce ora sono in aumento, fortunatamente, stando a quanto detto
dal presidente dell’associazione Antiracket De Scisciolo)?
Tu, imprenditore edile che magari hai assunto regolarmente un delinquente e
l’hai messo a guardia del cantiere, di fatto pagando la malavita, hai denunciato
oppure sei stato in silenzio e hai accettato questa “assunzione”
conveniente?
Tu, cittadino a cui hanno rubato la macchina, che però hai chiamato l’amico
dell’amico per fartela restituire, o hai pagato direttamente il riscatto, hai
contribuito alla lotta alla legalità?
Tu, cittadino che hai chiuso le tapparelle mentre rubavano l’auto o
svaligiavano l’appartamento del vicino hai avuto un comportamento corretto?
O, a proposito di doveri, tu dirigente, con la complicità di qualche docente
codino, che hai formato classi con figli di avvocati, medici, ingegneri,
“gente perbene”, e hai ghettizzato in un’aula tutti i figli di
pregiudicati, trattandoli di fatto come appestati da evitare e non contribuendo
ad un fattivo reinserimento sociale, hai compiuto un bel servizio alla città?
Tu, genitore che magari hai sentito la puzza di fumo sui vestiti di tuo figlio,
un fumo ben diverso dalla sigaretta, hai assestato qualche ceffone come si deve
o lo hai giustificato con il classico “sono ragazzi…”?
Tu, politico, perchè sei stato zitto per tanto tempo? Perchè hai pensato solo
al tornaconto personale ed elettorale, non disdegnando alle volte anche i voti
di quella gente che ora mette in pericolo tutti?
Sono queste le risposte che sono mancate ieri.
Nessuno si è assunto la responsabilità,
naturalmente morale, di aver sottovalutato il problema ed essersi svegliato
solo quando è esploso in tutta la sua crudeltà.
Se tutti avessero fatto il loro dovere di cittadini probabilmente i
delinquenti, grandi e piccoli, non sarebbero entrati indisturbati nei negozi a
chiedere “un aiuto per l’amico in carcere”, il traffico di droga non
avrebbe preso piede così come è diffuso adesso, ed i bambini
“difficili” forse una minima speranza di cambiamento l’avrebbero
avuta. E potremmo continuare all’infinito, squarciando questo perbenismo ipocrita,
parlando delle prostitute per strada che ci sono perché arrivano uomini (gente
“perbene”…) pronti a sfruttare sessualmente le povere schiave della
strada.
Non c’è stato il mea culpa doveroso
di un’intera generazione, di un’intera classe dirigente nei confronti dei
giovani che in qualche modo hanno il merito, in questo momento storico, di
provare a cambiare con un pizzico di follia le cose.
Se dall’anno scorso con i miei amici ho
iniziato a passare le serate a Bitonto, situazione impensabile fino a qualche
mese fa, lo devo ad altri ragazzi come me che con qualche euro e molte idee
hanno iniziato a riempire il centro storico di locali. A fare, cioè, quello che
sarebbe servito da anni.
E che si poteva fare, se solo ci fosse stata una generazione capace di guardare
oltre il proprio orticello (negozio, cantiere, scuola, politica, etc…) per il
bene vero della comunità.
Questa è la verità…