Ci
risiamo, dunque.
Ancora,
ancora, ancora.
Pensavamo
di aver raggiunto il fondo (oltre che tutti i media nazionali, i
social network e persino migliaia di visualizzazioni su Youtube) con
quelle immagini scioccanti e davvero poco edificanti della sparatoria
di poco più di due anni fa in piazza Partigiani d’Italia. Quel
gruppo di ragazzi assiepato nella centralissima zona della città che
spara all’impazzata alla vista di un altro ragazzotto che sfreccia accanto a loro. I proiettili ad altezza d’uomo. Il colpo conficcato
nella vetrina di un negozio in via Verdi.
Ci
siamo illusi. O meglio, ci hanno fatto illudere. Che è anche più
grave.
Ci
siamo risvegliati ieri sera, nel giorno più importante per l’intera
comunità bitontina. E lo abbiamo fatto bruscamente, perché mentre
le statue dei due anargiri si apprestavano a chiudere il loro giro
per la città, qualcun altro – e neanche tanto distante – ha
pensato bene di far parlare le armi da fuoco. Al Luna park. Davanti a
tanta gente, bambini e famiglie.
Ma
tanto chi se ne frega, e nel frattempo la notizia arriva anche su Rainews
24,
con un titolo laconico: “Due
feriti in un agguato a Bitonto, Bari”.
Adesso
si deve dire basta.
Siamo
stanchi di essere vittime di questi psicopatici e bestie (impossibile
chiamarle persone), che spadroneggiano come se niente fosse e con
tranquillità assoluta, anche perché sanno di poterlo fare.
La
città non ne può più di essere saccheggiata, ostaggio di poche persone
(perché la Bitonto perbene è numericamente in vantaggio,
ricordiamolo) ma in grado di ridicolizzarla, di rovinarla e di
affossarla quando e come vogliono.
Ebbene,
proprio a questa gente perbene, a chi vive in modo responsabile e
tranquillo, chi di dovere deve dare delle risposte. E lo deve fare
presto, prima che gli onesti perdano completamente la speranza e
inizino davvero a pensare che chi deve tutelarli e proteggerli sia
più ridicolo di quelli che sparano e ragionano con le armi da fuoco.
Facile
e immediato prendersela con lo Stato, in questi casi. Noi non lo
faremo, ma ci deve spiegare perché non si arrestano (quindi mettendole dietro le sbarre, e non solamente
ai domiciliari) una volta per tutte i presunti affiliati e i piccoli
boss della città che invece sguazzano tranquillamente come vogliono?
In
attesa di risposte, dobbiamo rimboccarci le maniche e remare tutti
dalla stessa parte. La città deve dimostrarsi unita e compatta come
non mai.
E
lo devono fare, in primo luogo, i nostri politici, o meglio, tutti
coloro che si occupano della cosa pubblica.
Devono
dimostrare – e questa volta con i fatti – di amare la città e di
servirla, non di servirsene. Faremo volentieri a meno di vedere, come
spesso successo dinanzi ai fatti criminosi, l’opposizione che accusa
la maggioranza o il sindaco in prima persona, e/o viceversa, oppure
denunciare quello che si era promesso di fare e non è stato fatto. Perché – qualcuno volutamente dimentica – l’ex sindaco Nicola
Pice non aveva la bacchetta magica. Neanche Raffaele Valla,
ovviamente. E nemmeno Michele Abbaticchio.
Le
polemiche, le incomprensibili baruffe e gli scontri dialettici fanno
solo il gioco di chi vuole affossare la città, per sempre.
Chiediamo
soltanto un po’ di maturità. E’ troppo?