Disoccupazione dilagante, locali sfitti, città vuote, immobilità sociale. Tutti indicatori di una realtà economica tutt’altro che rosea.
Ma prima di farci prendere la mano da una visione psicoanalitica ottimistica o pessimistica della questione proviamo a fare un po’ di matematica.
I dati dell’Osservatorio Confesercenti ci informano di un drastico crollo delle aperture di attività commerciali, si parla addirittura del 50% in meno nei primi due mesi del 2013 rispetto al 2012, il dato regionale peggiore degli ultimi 20 anni.
Qual è la percezione bitontina di questa crisi? Nel primo trimestre del 2013 la città dell’ulivo ha registrato l’apertura di 26 nuovi esercizi commerciali, di cui 3 di somministrazione bar, e 3 di tipologia A, come ristoranti e pizzerie.
Un dato all’apparenza incoraggiante, se solo non si provasse a fare un confronto con gli stessi dati, ma inerenti all’anno 2012, in cui si contava l’apertura di ben 82 attività commerciali, di cui 6 locali di intrattenimento, come ristoranti e pizzerie, e 7 bar.
Il fenomeno dell’apertura di nuove saracinesche sul suolo bitontino è stato però anche accompagnato dal triste calo di alcune di queste ultime: da maggio del 2012 a febbraio del 2013, infatti, il numero delle attività commerciali chiuse ammonta a 54, di cui 8 somministrazioni.
Le piazze hanno poi visto la chiusura dei battenti da parte di 4/5 venditori ortofrutticoli (dato che si rifà soltanto agli associati della Confesercenti). Per quanto riguarda questa categoria il discorso è particolarmente ampio, bisogna infatti considerare l’atavico problema della guerra agli abusivi, un mercato giornaliero che non tira e una filiera corta, che vede i produttori vendere merce propria.
Tutti dati che necessariamente ci portano a scendere un po’ più nel dettaglio, cercando di capire le motivazioni di questi fallimenti. A tal proposito si è pensato bene di fare un po’ di conti nelle tasche dei bitontini. Si è così scoperto che nell’ultimo anno i bitontini hanno speso il 20% in meno rispetto agli anni precedenti. Un calo delle vendite che ha interessato, e non poco, persino i negozi di alimentari, che si sono scontrati con una riduzione dell’incasso del 15%, considerando però che il 5% del totale ha riguardato gli alimenti, mentre il restante 10% ha riguardato prodotti di vario genere, come detersivi ecc.
Ma il settore che più di tutti ha avvertito gli effetti della crisi è stato quello dell’abbigliamento e delle calzature, con un calo delle vendite del 30%. Neppure i SALDI hanno dato i risultati sperati, gli esercenti hanno intascato il 25% in meno rispetto al 2012. Una situazione che certo non fa ben sperare, soprattutto se si considera che Bitonto annovera un totale di ben 1073 disoccupati dai 18 anni ai 30 anni, e 2227 disoccupati dai 30 ai 50 anni, di cui 1013 donne dai 18 ai 30 anni e 3473 uomini dai 30 ai 50 anni.