Immigrazione. Un tema costantemente discusso in
Italia, paese che, dopo aver conosciuto una forte emigrazione, sta affrontando,
negli ultimi decenni, il continuo sbarco di migranti sulle coste. Se ne parla,
tuttavia, senza mai affrontare seriamente il problema.
Il tema è stato l’argomento del secondo appuntamento dell’iniziativa denominata“Giornata dei Giusti”, avviata dalla European Language School e patrocinata dalComune di Bitonto.
L’incontro, preceduto dalla benedizione della Barca dei Giusti, installata su
Piazza Cavour, ha visto la partecipazione di Padre Agostino Morozov, rettore della chiesa russo-ortodossa
di Bari, Gianni De Robertis, responsabile
della Fondazione Migrantes della Diocesi di Bari-Bitonto, Yehudà
Pagliara, delegato della comunità ebraica di Napoli per Puglia e Basilicata, eLoredana Liso, avvocato d’ufficio presso il Cara e il Cie di Palese.
“Tutti i termini che utilizziamo per
parlare del fenomeno, come “immigrato”, “extracomunitario”, “straniero”, hanno
un significato escludente, frutto di una visione troppo egocentrica. Se
vogliamo aprirci all’accoglienza e al confronto, dobbiamo necessariamente
chiederci: chi è l’altro? E non è forse vero che noi, rispetto a chi viene,
siamo l’altro?” ha introdotto il giornalista Mario sicolo, dopo i
ringraziamenti del vicesindaco Rosa Calò e dell’assessore Rino Rocco Mangini.
“Ci sono diverse tipologia di immigrati:
i richiedenti asilo, provenienti da paesi in guerra e più facili da aiutare, e
gli irregolari. I primi sono ospitati nel Cara, dove godono di libertà. I
secondi, invece, necessitano prima di un riconoscimento dallo stato di
provenienza, spesso difficile da ottenere, in quanto le ambasciate non
rispondono” ha continuato l’avvocato Liso, illustrando tutte le carenze
della normativa italiana.
“Gli immigrati irregolari, in attesa del
riconoscimento, sono ospitati, per diciotto mesi (due fino a poco tempo fa),
presso il Cie, struttura peggiore di un carcere. Scaduto il termine, se
l’individuo non viene riconosciuto, deve essere espulso e rispedito nel proprio
paese. Circostanza, quest’ultima che di frequente non si verifica. L’immigrato,dunque,
continua a risiedere sul territorio italiano, finchè non viene fermato e
rispedito in un altro Cie” ha poi spiegato la Liso, sottolineando come
spesso le leggi siano fatte da chi “non
ha alcun contatto con la realtà”.
“Gli immigrati sono restii a farsi fotografare e a lasciare le impronte
digitali, perché la normativa comunitaria li obbligherebbe poi a restare su
suolo italiano, nonostante la loro meta non sia il nostro Paese, che non offre
sicurezza economica” ha concluso, lasciando la parola a Padre Morozov, che ha
sottolineato il valore dell’accoglienza ricordando l’incontro tra il Capo della
Chiesa russo-ortodossa in Italia e il Papa, durante il quale, quest’ultimo si
definì “primo tra gli stranieri in Italia”.
“I migranti non sono solo numeri, non sono solo tubi digerenti, ma persone, con
altre esigenze e spesso senza diritti, vittime della criminalità, del mercato
della prostituzione” ha evidenziato De Robertis, ricordando come il tema dello
straniero sia malto presente nella tradizione ebraico-cristiana.
“Lamentarci e indignarci su Facebook non basta. Dobbiamo essere partecipi, non
girarci dall’altra parte, non irrigidirci sulle nostre posizioni e non andare
dietro ai cavilli” ha concluso Pagliara, omaggiando le figure di Giovanni
Palatucci e Giorgio Perlasca che, durante la seconda guerra mondiale, salvarono
numerosi ebrei dalla deportazione.