Non ne possiamo più!
Sono giorni che i media di qualsiasi importanza, nazionali, regionali, comunali con i tg, con edizioni straordinarie di
essi, con salotti, salottini, “talk show” non fanno altro che parlare della
tragedia in cui è stata coinvolta la francia.
Quando si va oltre il Diritto–Dovere d’Informare, si dà l’impressione di considerare gli utenti, i fruitori
dell’informazione “clienti”, non, criticamente, attivi, diligenti, da ingolfare
con una miriade di notizie su un evento tragico, accompagnate, ognora, dai
lucrosi “consigli per gli acquisti”.
Così, anche dai morti, soprattutto,
Diremmo, dai morti, le intraprese dei “media”, pubbliche e private, guadagnano
sesterzi.
Montanelli, CI raccontano, prima di
accomodarsi sulla seggiola da lavoro al “Corriere della Sera”, soleva,
quotidianamente, informarsi sul numero dei necrologi pubblicati sul quotidiano,
testé nomato, ché il suo stipendio traeva risorse dalle vendite, dalla
pubblicità, perfino dagli accorati annunci di morte di più o meno illustri
sconosciuti e dalle più o meno sentite condoglianze alle famiglie dei
trapassati da parte di più o meno amici o di più o meno interessati conoscenti
di essi.
A volte, le intraprese dei “media”, con l’insistere per giorni o per
mesi su sconvolgenti, cruenti episodi,
che gettano l’opinione pubblica nello sconcerto, nell’orrore, nella paura,
danno, ancora, l’impressione di aspettare con sadica frenesia che essi
avvengano per avere, senza bisogno di far aguzzare le cervici o le meningi ai
loro scribacchini, qualcosa di violento, di cui parlare; per disintossicare, a nome e per conto del potere,
l’acredine, la rabbia bruta degli utili idioti, a parte l’esigenza di dare una
sterzata in positivo ai loro bilanci.
Chissà, per quanto tempo si persevererà
da parte degli “habitué” delle “toilette” radiofoniche, televisive, da parte
dei pennivendoli di successo della carta stampata nazionale e internazionale
sui gravissimi atti terroristici di tre jihadisti, definendoli episodi di una
guerra, ormai, dichiarata da parte dai fautori dei “fondamentalismo islamico”
contro i valori della civiltà occidentale.
Anzi, s’è parlato con insistenza che
il sangue fatto versare da tre sconsiderati franco-algerini in parigi, qualche giorno fa, non ha altra
scaturigine se non nello scontro di due civiltà.
AhiNOI, quanti delitti si
compiono, sono stati compiuti, si compiranno in nome di dio, dei valori, delle
civiltà! E se fossimo rimasti umane bestie e non pietosi solo dei “miserandi
avanzi (nostri) che la natura /con veci alterne a sensi altri destina”? Da
quando “pietosi” ? “Dal dì che nozze e tribunali ed are /diero alle umane
bestie esser pietose…”.
Che bel guadagno, o Amatissimo Ugo Foscolo, a quale salto di quantità
di rosso livore dell’uomo contro l’uomo contribuirono quelle istituzioni, che
TU elenchi, funzionali ad una Storia di innominabile crudeltà che l’umanità
tutta, poi, dispiegò su tutto il pianeta, sia pure non con sincronica fattualità.
Alle responsabilità di siffatta Storia, dall’inizio di Essa sino ai nostri
giorni, nessun uomo, nessun popolo poté, può, potrà sottrarsi.
Dice, infatti, Benedetto Crocenella sua “Storia come pensiero e come azione”: ”L’uomo è un microcosmo, non in
senso naturalistico, ma in senso storico: compendio della storia universale”.
Di immane dolore, sofferenza, quasi che
in tempi diversi, su zolle diverse del pianeta, gli uomini si siano
impegnati in un macabro gioco, dividendosi in carnefici e vittime, per
permettere, in seguito, alle vittime di trasformarsi in carnefici dei loro
antichi carnefici o di altre vittime.
Pochi uomini nei millenni hanno potuto
scagliare la prima pietra; pochi uomini hanno elaborato “utopie sociali”, “sed”
non siamo sicuri che gli Stessi sarebbero stati capaci di praticare ciò che
avevano Immaginato di possibile Realizzazione.
”I comunisti ‘ante litteram’ –
Scrive Luciano Canfora – non avevano buona stampa (nelle antiche società
schiavistiche) nemmeno presso i ‘ceti proletari’ di condizione libera”.
Se i
disgraziati si guardassero dietro, troverebbero alle loro spalle, come segugi,
altri più disgraziati di loro da disprezzare e dalle cui richieste,
aspirazioni, preghiere tenersi lontani!
Questa è stata, è, sarà la umana bestia
diventata “civile”!
E le famiglie formalizzate dalle nozze?
Istituzioni
volute, incoraggiate dal potere, diffuso con le sue metastasi per tutto il
pianeta, per produrre sudditi, parcellizzati, quali monadi, senza porte, senza
finestre, chiuse alle prossime; per fabbricare carne da macello in guerre intentate dai detentori del potere, gli
uni contro gli altri armati sugli “spicchi” della Terra.
E i tribunali?
Ché
sancissero, pubblicamente, che i singoli, giammai, avrebbero potuto, dovuto
arrogarsi il diritto di uccidere, di rubare, di perpetrare soprusi, delitti,
“privilegio” impunito solo dei titolari del potere.
E le are?
Istituite quali
strumenti per terrorizzare le masse o i singoli, minacciando per essi pene
eterne a colui o coloro che avessero disobbedito ai “diktat” non
negoziabili dei detentori del potere. Le
are erano, sono, saranno “sacre”, cioè, luoghi, spazi recintati a cui potevano,
possono, potranno accedere solo i consacrati, i destinati o predestinati, i
chiamati a dare l’interpretazione autentica del “verbo” contenuto nel “libro”.
Costoro nei millenni sono stati, sempre, sono, saranno in sintonia con le
progettualità, i disegni, gli interessi dei detentori del potere o perché
appartenenti alle medesime caste o classi sociali di essi, o perché organici
commessi di essi.
La richiesta di singoli o di movimenti di poter avere un
approccio diretto alla divinità o al “verbo” contenuto nel “libro” è stata dai
detentori del potere, non di rado, repressa nel sangue (ad esempio: il
“Movimento dei Baccanali” nell’antica roma, di cui ci parla Livio, la “Riforma
di Lutero”).
Il giornalista bitontino,Marino Pagano, nella sua bacheca, o diario o pagina di “facebook”, si domanda (a
braccio, la nostra Sinossi): “Insomma, quanti “corano” ci sono, se, non
essendoci, un “pontifex maximus” tra gli islamici, il risultato non sarà,
inevitabilmente: ‘tot capita, tot sententiae’ ? Mentre, fortunati noi cattolici
che non siamo orbi del “pontifex”, l’unico autorizzato ad intendere i voleri di
Dio, “ex cathedra” e a farsi
trasmettitore ai fedeli della sua luce”.
Ché, e–grege Marino, non c’è, forse,
la “bibbia” dei protestanti, quella degli evangelisti, dei testimoni di geova,
oltre quella dei cattolici, ecc., ecc., ecc., mentre le famiglie religiose
dell’islam sono soltanto due: i sunniti e gli sciiti, da antico odio divise?
E
ché quante guerre sono state combattute, quanto sangue s’è fatto scorrere,
quanti patiboli sono stati innalzati per la pretesa del ”vescovo di roma” di
essere l’unico, il solo ispirato dallo spirito santo (“alias”, molto spesso, i vari imperatori o principi o
regnanti ai quali egli, di volta in volta, si appoggiava) nel farsi mentore
supremo dei popoli?
Da quando, dunque, il balletto delle vittime che si sono
fatte, si fanno, si faranno carnefici e viceversa?
Da quando, dunque, la
Storia?
Da quando la civilizzazione delle ”umane bestie” e la necessità,
per stabilizzarla, regolamentarla, della
istituzione della famiglia, dei tribunali; di innalzare maestose, monumentali
“are“?
Gli storici la datano dalla “rivoluzione agricola”.
Erano cacciatori
gli uomini, sparsi per tutto il pianeta; non erano stanziali, seguivano la
transumanza degli animali da cacciare. Ad un certo momento, essi si accorsero
che, se con pazienza, con sacrificio, con lavoro, pur, duro avessero lavorato
la terra, da essa avrebbero potuto trovare sostentamento, oltre che dalla
caccia.
Una moltitudine di essi si diede all’agricoltura, “tamen”, poiché grave
era il pericolo degli animali feroci, diedero ad una minoranza di essi
l’incarico di rimanere armati in difesa del lavoro, dei comuni prodotti della
terra, della vita dei componenti la Comunità, che ”lietamente” producevano.
La
minoranza armata, ”statim”, ebbe contezza
della enorme quantità di beni che
la maggioranza dei suoi simili riusciva ad “educare” dalla terra; così,
smise di puntare le armi contro le bestie feroci e le puntò contro la massa
degli inermi fratelli, soggiogandoli.
Come, prima, abbiamo anticipato, non,
contemporaneamente, in varie parti del pianeta, oligarchie di ladroni ordinarono
a turbe di uomini di recintare porzioni più o meno vaste della Terra,
autocraticamente, eleggendosi padroni di esse, fondando città e stati,
dotandosi di scherani che imposero a caterve di uomini di portare nei depositi
dei loro palazzi, fortezze imprendibili, inaccessibili (vedi: il palazzo di
“cnosso”, l’acropoli, il campidoglio, il cremlino), la ricchezza alimentare che
avevano prodotto. Le oligarchie si fecero guerra tra di loro, ordinando la
coscrizione obbligatoria dei giovani nati all’interno dei terreni che s’erano
fatti recintare e di cui si erano impadroniti, per rubarsi, vicendevolmente,
ricchezze di cui il loro sottosuolo era
carente.
Per disunire le comunità degli sfruttati, le frazionarono in famiglie;
inventarono tribunali per punire coloro che non obbedivano alle loro leggi,
allo ”ius” che statuiva i loro privilegi; inventarono divinità, fatte a loro
immagine e somiglianza, per terrorizzare nugoli d’ingenui con il monito di pene
eterne, se fossero stati trasgressivi nei riguardi del potere loro, che dai
cieli facevano discendere; innalzarono ad esse, per meravigliare e intimorire,
templi di enorme ampiezza e altezza in cui il comune fedele si sentisse troppo piccolo per dissentire da un potere
che aveva l’”imprimatur” da un dio.
Così, nei millenni s’è dipanata sul
pianeta la civilizzazione delle “umane bestie”.
“Igitur”, non ci sono civiltà,
le une contro le altre; c’è la civilizzazione dell’umanità, di cui nessuno può
menar vanto: i milioni di morti nelle
due guerre mondiali per la difesa dei valori (???) di ciascuno dei contendenti
in esse non meritano le medesime lacrime che in questi giorni, non sappiamo
quanto sinceramente, stiamo versando per i 16 morti di parigi ad opera di tre
esaltati jiaidisti?
Quali colpe ebbe Giordano Bruno, se non quella di essere
un Grande Filosofo e Letterato, per essere bruciato in “campo dei fiori” a
roma?
E Galileo Galilei, che ebbe il solo torto di “Vedere” ciò che l’autorità
invasiva, pervasiva della fede, della superstizione non permetteva, non
tollerava che si vedesse, non ha avuto troppo tardi e, forse, con malavoglia le
scuse di coloro che, oggi, si fanno paladini della Libertà di Pensiero?
Pietro
Ostellino in un articolo apparso sul “Corriere della Sera” afferma che gli
islamici non sono mai usciti dal medioevo, e non hanno alcuna intenzione di
uscirne, mentre noi occidentali ne siamo usciti e abbiamo costruito la
civilizzazione, che ci compete, sull’illuminismo che, però, NOI
Obiettiamo, non
ha impedito l’uso sfrenato della ghigliottina da parte degli illuminati daVoltaire, da Rousseau, lungo il viatico di sangue della rivoluzione francese;
non ha impedito ai nazisti illuminati daheidegger di sterminare 6 milioni di ebrei; non ha impedito agli stalinisti
illuminati dal Marx e Engels di rinchiudere nei “gulag” un numero imprecisato
di russi.
Gli islamici non hanno alcuna idea della parità di genere, delle pari
opportunità tra i maschi e le femmine; i fondamentalisti islamici, poi, negano
alle femmine la Scuola; c’è la consuetudine tra loro dei matrimoni combinati
tra le famiglie e del donare adolescenti anche a vecchi in matrimonio.
Tutto
vero!
Comunque, se codeste storture sociali appartengono al loro medioevo, non
dimentichiamo che le medesime appartennero al nostro medioevo, che andò ben al
di là del 1492, anno che gli storici indicano come fine di esso e inizio
dell’era moderna.
La storia della Monaca di monza non nasce dalla Creatività diDon Lisander, “sed” era la immorale conseguenza di un istituto medioevale: il “maggiorascato”.
Per non disperdere i patrimoni delle famiglie nobiliari, le femmine erano
obbligate ad indossare la tonaca, i maschi la corazza e l’elmetto. Pertanto,
con tanta pletora di nullafacenti e poveracci in canna, pur sversati da
magnanimi lombi, s’inventarono le crociate.
Per difendere quali valori, per
esportare quali valori?
L’ipocrisia si perpetua e si ricicla nella Storia!
Lucrezio, Scrive Luciano Canfora, Si Lamentava
che, a causa del tempo trascorso, non si provava alcun dolore per le
carneficine della guerra annibalica; molti non soffrivano ché non c’erano, non
erano nati (nil sensierunt aegri).
Piangiamo con tutto il cuore i Morti di
Parigi, ma cosa, veramente, accadde e perché 70 anni fa a Hiroshima e Nagasaki?
Può un rappresentante
della oligarchia degli “states” essere inondato da emozioni, sino alle lacrime,
per Chi, oggi, Muore per mano di un fanatico e essere indenne da sofferti
ricordi delle immani sofferenze inflitte a innocenti giapponesi dai passati
governanti del suo “stato” che ordinarono di sparare la bomba atomica su di
essi?
In nome di quali valori può giustificare “guantanamo”?