L’amministrazione comunale di bitonto, qualche tempo fa, candidò, con rara presunzione, improntitudine, il “borgo selvaggio” a “capitale italiettina della cultura”.
MI sa, invece, che debbano i residenti provvisori di “palazzo gentile” candidare il condominio,che amministrano, a “capitale italiettina” nell’allevamento dei toponi, se è vero che i rattoni deambulano indisturbati nel quartiere più caratteristico di bitonto, il “cicciovizzo”, da “civilizio”, cioé, il quartiere dei ricchi, agiati borghesi “d’antan”.
Un funzionario del condominio bitontino, nobile decaduto, quando parlava della moglie diceva che apparteneva a una famiglia di “civili”, una specie di “homines Novi”, la classe dei borghesi nell’antica roma, di recente, non sempre, lecito arricchimento, come esattori di gabelle, come appaltatori di opere pubbliche.
Gli ispiratori, insomma, delle “guerre puniche” contro cartagine, nelle quali le “gentes” patrizie non si sarebbero, giammai, invischiate.
La Storia è rivoluzionaria, in quanto ritorna, ognora, al punto di partenza. Infatti, chi brigò affinché l’italietta entrasse nella prima e seconda guerra mondiale? A parte la monarchia, che temeva rivolgimenti istituzionali dalle piazze in continuo fermento, non la nobiltà decadente e parassitaria, “sed” gli imprenditori della nascente e, poi, grazie alle due guerre, consolidatasi industria pesante, metallurgica e siderurgica. In prima fila il clan degli agnelli.