L’antenna
è indubbiamente necessaria. Ma non in via Pannone. E quello che è
più grave è che «ancora
una volta si ha l’impressione che alcuni interessi privatistici,
mal governati dalla sfera politica, neghino una visione complessiva
ed organica del futuro della nostra città».
Anche
l’associazione degli architetti bitontini entra prepotentemente nella
vicenda della famigerata antenna Telecom Italia da installare in via
Pannone, nonostante il parere contrario dei residenti.
E
il punto di vista dei professionisti bitontini è semplice:
l’installazione dell’antenna rappresenta un colpo forse decisivo allo
sviluppo della zona artigianale.
«Se
volessimo fare del sarcasmo, potremmo dire che si tratta dell’ennesimo pessimo esempio di come qualificare una rotatoria,
peraltro autorizzando l’intervento di un privato – scrivono
gli architetti in una nota su Facebook – ma la questione è più seria e riguarda il futuro della nostra
città».
«Va
detto che tali infrastrutture sono comunque necessarie, soprattutto se consideriamo i nostri ormai imprescindibili standard di vita. Ma
per esse ovviamente va cercata una collocazione idonea. In
questo caso è stato consentito ad una società privata di installare
un ripetitore, alto trenta metri, sull’area di una rotatoria in una
zona urbanizzata ed abitata, ma trattata come periferia sub-urbana di
terza categoria», ragionano
ancora gli architetti, convinti che proprio da queste parti, al di là
della Ferrovia, debba partire lo sviluppo urbanistico della città.
E
l’antenna, a loro parere, è l’esatto contrario di questo processo. «Il
futuro urbanistico della nostra città dovrà ragionare sul recupero
e la riqualificazione delle aree già urbanizzate, oggi afflitte dai
problemi tipici di una pianificazione monofunzionale senza qualità,
piuttosto che su anacronistici progetti di nuova espansione. Da
questa prospettiva, proprio la zona artigianale si candida a pieno
titolo come protagonista di questo auspicabile processo di
riqualificazione e pertanto a noi pare che quell’antenna di trenta
metri rappresenti una bella ipoteca su eventuali sviluppi futuri».
Poi l’affondo finale: «Ancora
una volta si ha l’impressione che alcuni interessi privatistici,mal governati dalla sfera politica, neghino una visione complessiva
ed organica del futuro della nostra città».