Io me la ricordo benissimo l’ansia.
L’ansia che poteva metterti un’interrogazione della Ruggiero.
Perché Storia dell’arte non è mai stata una materia di “serie B”, il disegno – con quella “s” dolce che pronunciava lei – era una cosa seria.
Non riesco a fermare il flusso di immagini che mi corrono nella mente da un paio d’ore a questa parte, da quando ho saputo che Annamaria non c’è più.
Anzi. C’è. C’è in tutti i quaderni ricolmi di appunti, in tutte le opere analizzate, studiate, amate, nei lapislazzuli, nei fondi dorati degli arazzi, nelle colonne doriche, nelle pennellate impressioniste, in tutto ciò che era amore per lei e che in amore si è sempre tramutato.
C’è, ci sarà sempre, in tutti i momenti in cui abbiamo strappato i fogli con i pennini sbavati per paura di fare brutta figura, nella mezz’ora in più incollati al tavolo della scrivania perché altrimenti sarebbe crollata la media, nei cinque minuti fuori orario per l’interrogazione con il fidanzatino che ti aspettava nel corridoio.
C’è, ci sarà in tutti i dolci momenti in cui per il corridoio t’accoglieva con un sorriso, nelle tenere pacche sulle spalle prima degli esami di Stato.
C’è, ci sarà in tutte le mostre delle Scuderie del Quirinale che amava, nelle viuzze di Roma in cui ci siamo persi per la bellezza eterna.
Dietro l’aspetto autorevole, a volte severo, c’era una donna meravigliosa che amava i suoi studenti come figli. Una donna devota alla sua scuola, alla professione, al rispetto.
Una donna che ha combattuto fino alla fine. Che ha accolto i regali, i pensieri degli studenti in pena per lei, contraccambiandoli con lettere, parole gentili, speranzosa di poterli riabbracciare.
Sono certa che tutte le lacrime calde che vi hanno solcato il viso, ragazzi, sono piccole carezze che ha lasciato per ciascuno di voi.
Portatela sempre nel cuore e viaggiate. Incontrate le cose belle che vi ha donato con lo studio, con le didascalie minuscole da sottolineare: sarà lì, sempre, tra le pennellate del cielo.