Che fine fanno, in Italia, i minori stranieri non
accompagnati, ossia quei ragazzi non appartenenti a paesi dell’Unione Europea
che migrano in Italia?
Un tema delicato che vede l’Italia molto indietro, nonostante sia ormai una
realtà multietnica. Ma realtà positive ce ne sono.
Se ne è discusso ieri in un incontro organizzato dal Liceo Linguistico European
Language School.
“Bari è fortemente interessata da questo
fenomeno, ospitando nel proprio territorio il Cara di Palese” ha introdotto
il giornalista Marino Pagano, moderatore del dibattito.
“Non sempre l’Italia ha prestato
osservanza agli obblighi europei in materia. Il nostro Paese ha una normativa
frammentata e piena di incongruenze, specialmente nella parte relativa al ruolo
dei tribunali per i minori” ha accusato Rosanna De Palo, presidente del
Tribunale per i Minori di Bari.
“La Puglia è
una delle regioni più vicine ed attrezzate per ospitare i migranti dopo
Lampedusa” continua la dottoressa De Palo, evidenziando, tuttavia la
difficoltà di trovare tutori volontari che si impegnino per l’accoglienza dei
minori. E Bitonto, a tutto questo non fa eccezione, perché “di rosari se ne dicono a bizzeffe,le chiese
sono sempre piene la domenica, ma volontari non ce ne sono”.
“Ma negli ultimi tempi ci sono stati
risultati positivi come la nomina di un garante, che ci ha consentito di
attivare un corso che ci permetterà di avere volontari preparati in materia”
ha aggiunto, evidenziando l’importanza del mediatore culturale, che deve
conoscere la cultura di provenienza, per comprendere meglio l’individuo.
E sulla questione rom: “Non è possibile
che le tradizioni di provenienza confliggano con i bisogni primari del minore.
Se un vigile, un carabiniere o un poliziotto vedono un bambino che pratica
accattonaggio, non possono girare la testa, come accade sempre, ma devono metterlo
in sicurezza”.
“Bitonto ha a che fare marginalmente con
questo problema, ospitando più che altro famiglie di immigrati, in un periodo
molto difficile. I migranti vengono visti come persone colpevoli di sottrarre
lavoro. Ma, anche in un momento drammatico come questo, un paese civile deve
essere in grado di accogliere” ha continuato Franco Scauro, assessore ai
servizi sociali, spiegando la volontà dell’amministrazione di favorire
l’inserimento nel mondo del lavoro, tramite progetti come borse lavoro.
“Le cooperative e le associazioni, avendo
le mani meno legate delle istituzioni pubbliche, costituiscono una risorsa
fondamentale” ha concluso l’assessore.
“In Puglia abbiamo molte buone pratiche,
ma non è così ovunque e la legge non è uguale per tutti. Se qui riusciamo ad
avere un tutore entro 48 ore, altrove è impossibile. Bisogna diffondere questi
buoni esempi – ha proseguito Giuseppe Loviglio, consulente Servizi Tutelari e Progettazione Lo Stato
Sociale – Ho conosciuto diversi ragazzi,
tra cui uno che fuggendo dal centro di accoglienza è stato investito e ucciso
da una macchina,e un’altro che a Torre a Mare ha accoltellato una ragazza. In
entrambi i casi il colpevole è lo Stato. Comunità e istituzioni sono
impreparati e chi deve concedere sovvenzionamenti è assente”.
“Nel nostro Paese manca la cultura della
prevenzione. Si preferisce agire quando c’è un’emergenza – ha continuato
l’educatore Fabio Fornelli – Fa comodo
avere i ragazzi ai semafori o le prostitute alle spalle di una caserma militare”.
A concludere l’incontro gli interventi di Maddalena Ciocca, presidente della
Cooperativa ’Segno’ e Coordinatrice Casa Famiglia per minori “Battito
d’ali” Bari, e Concetta Fornelli, presidente della Cooperativa ‘Supernova’
di Bitonto, che illustrando le attività svolte, hanno evidenziato come sia
necessario educare all’accoglienza i bambini “privi di quei pregiudizi radicati negli adulti”.