“Mentre si immagina di ricominciare, giustamente, a esercitare un diritto costituzionalmente garantito quale la pubblica istruzione, si chiede ai Comuni di tenere aperte le scuole a proprio carico per doppi o addirittura tripli turni per conservare distanza fisica e numeri limitati di alunni per classe.
Questo significa far saltare tutte le regole degli appalti già affidati per scuolabus, mense, integrazione scolastica in molti casi raddoppiando anche i costi ed azzerando le economie di scala.
Senza citare i costi di gestione (luce, riscaldamento, personale esterno) che comporta tutto questo.
Cambiano anche le regole della mobilità, i turni di lavoro nelle famiglie, la conseguente richiesta di aiuti sociali per il doposcuola e la lotta alla emarginazione scolastica.
È chiaro che ogni regione, compresa la nostra, dovrà adottare un piano strategico in grado di accompagnare questo percorso di cambiamento delle nostre comunità attivando, in sinergia, il settore della pubblica istruzione con quello del welfare.
Italia in comune è pronta, attraverso la propria componente politica in Regione e nei comuni, a dare il proprio contributo “.