Invitati a presentarsi per la prima dose del vaccino antiCovid 19 la sera prima. L’indomani, però, nulla s’ha da fare perché “da un giorno all’altro cambiano le cose”.
È lo spiacevole episodio accaduto, qualche ora fa, agli otto operatori del Banco delle opere di Carità, la (fondamentale, soprattutto in questo periodo di gravissima crisi economica e sociale) struttura che si occupa di coordinare la raccolta e la distribuzione di aiuti alimentari provenienti essenzialmente dallo Stato. Aiuti, è bene ricordarlo, stoccati nel nostro centro di Bitonto (nella sede del mercato ortofrutticolo, ndr) per poi essere destinati a 35mila persone attraverso una rete di circa 150 parrocchie, mense, associazioni nella Puglia centrale. E talmente tanti che ogni anno vengono movimentati e consegnati da questa struttura quasi 3milioni di chili di prodotti.
Ebbene, a raccontare quello che è successo è il direttore della struttura, Marco Tribuzio, con un lungo e dettagliato post sui Social.
Partendo da una premessa tutt’altro che esiziale. “Durante tutta la pandemia non abbiamo sospeso la nostra attività nemmeno per un giorno. A febbraio, la Regione Puglia pubblica una circolare con le indicazioni operative per il Piano vaccinale regionale e già l’11 dello stesso mese compiliamo la manifestazione di interesse sul portale online in quanto si faceva riferimento alla possibilità di vaccinazione per le associazioni di volontariato impegnate nel contatto con l’utenza. Dopo essere stati per un mese senza risposte abbiamo inviato un sollecito anche alla direzione sanitaria della ASL Bari e agli inizi di aprile anche alla presidenza della Regione e alla dirigenza della Protezione civile regionale. Nessuno ci ha mai risposto”.
Per questo, allora, giovedì scorso, 15 aprile, “mando un’ulteriore comunicazione al direttore della prevenzione della nostra ASL, scrivendo che pur consapevoli del fatto che si stesse dando priorità a diverse categorie di soggetti deboli, ci risultava che un’ampia platea degli operatori delle associazioni di volontariato fosse stata comunque interessata dal Piano di vaccinazione. Ho insistito per la vaccinazione non tanto per proteggere la salute degli otto operatori che quotidianamente sono operativi nella struttura (escludendo i volontari che non sono presenti tutti i giorni), ma per garantire la continuità del servizio che svolgiamo che sarebbe compromesso in caso di contagio”.
La “svolta” arriva mercoledì, 48 ore fa. Succede che “mi chiama un medico del centro vaccinale e dice che sarà dato corso alla nostra richiesta con l’invito a presentarci alle 12 del giorno dopo (quindi ieri, giovedì, ndr) al centro vaccinale di Bitonto. Dopo un’ora riusciamo a entrare all’interno del centro e veniamo fatti accomodare in sala d’attesa. Ci dicono che a differenza degli altri utenti della mattinata che hanno ricevuto la somministrazione del vaccino Pfizer, per noi ci sarà l’Astrazeneca.
Va bene perché tutti i vaccini sono efficaci. Vediamo a un certo punto che coloro che erano dietro di noi vengono invitati ad entrate nella palestra fino a quando il responsabile prevenzione della ASL mi invita ad accomodarmi nella sua postazione per comunicarmi che non avremmo più ricevuto il vaccino perché “da un giorno all’altro cambiano le cose”.
Morale della favola: nessun vaccino, allora. Né Pfizer e né Astrazeneca. Nonostante l’invito a presentarsi.
“Non so cosa sia cambiato nel corso della notte ma questa storia mi sembra ridicola – commenta amaro Tribuzio -. Seppur ci sono norme che non consentono la vaccinazione è forse colpa nostra se non è stato fatto due mesi fa quello che si voleva fare oggi? Mi verrebbe voglia di chiudere ma invece continueremo ad essere aperti perché danneggeremmo solo chi ha bisogno”.