Il premio Andrea Schiavini per il miglior contributo scientifico edito a stampa nell’ultimo biennio va alla bitontina Debora Brascia, medico specializzando all’ultimo anno presso la Scuola di Chirurgia Toracica del Policlinico di Bari.
È con l’articolo “Resectable IIIA-N2 non-small-cell lung cancer (NSCLC) in search for the proper treatment”, pubblicato, lo scorso anno, su Cancer, la prestigiosa rivista con Impact Factor 6.7, che la dott.ssa Brascia si è aggiudicata questo importante riconoscimento dal SICT–Società Italiana di Chirurgia Toracica durante il 37° congresso nazionale che si è tenuto, nei giorni scorsi, a L’Aquila.
Ma che cosa c’è dietro questo premio?
«C’è tanta passione per questo ambito meraviglioso e affascinante che è quello della ricerca medica: ci sono notti insonni passate nel letto con il pc sulle gambe, stanze cosparse di fogli di articoli sottolineati e stropicciati che a nessuno è concesso toccare e mettere in ordine, corsi di statistica fatti in diretta con l’America all’una di notte senza che nessuno lo sapesse», ha raccontato, emozionata, la dott.ssa Brascia.
«C’è lavoro di squadra, svoltosi nel nostro reparto con il supporto di alcuni colleghi oncologi, poiché sia nel nostro lavoro di chirurghi che nella ricerca clinica, il singolo non è nulla se non è affiancato e supportato da un gruppo; saper apprezzare e mettere in luce le qualità di ciascuno dei componenti, permette di far crescere l’intera squadra e raggiungere degli obiettivi sempre più grandi».
E in ultimo, non per minor importanza, «C’è tanta fiducia da parte del mio primario, il prof. Giuseppe Marulli e dei miei punti di riferimento accademici che mi hanno dato tante possibilità di crescita e si sono fatti da guida sapendomi instradare, pur rispettando le mie idee e permettendomi di maturare professionalmente attraverso il dialogo e la discussione».
È tutto questo che ha permesso alla dottoressa bitontina di sentirsi viva, dopo la pandemia del Coronavirus ha bloccato le diverse opportunità di aggiornamento scientifico quali congressi e lezioni. La ricerca è stata, perciò, «la mia valvola di sfogo, frutto di una necessità di mettersi in discussione, crescere e produrre dal punto di vista scientifico».
La dott.ssa Brascia si è imbattuta in un argomento abbastanza discusso: il tumore polmonare localmente avanzato che, in virtù della sua eterogeneità di presentazione clinica, non ha ancora una chiara indicazione di trattamento. Nell’articolo viene sottolineato che il tumore polmonare ha dei tassi di sopravvivenza molto bassi ed è tutt’ora dibattuto il ruolo della chirurgia in associazione alle chemio e radioterapie.
Attraverso una revisione della letteratura in merito «Abbiamo cercato di trovare delle risposte per capire quale tipo di trattamento possa favorire la miglior sopravvivenza ai pazienti con tumore polmonare –ha sottolineato l’autrice dell’articolo-, cercando di sintetizzare le evidenze della letteratura per guidare il lavoro dello specialista medico oncologo, chirurgo toracico e/o radioterapista».
E cosa c’è, infine, dopo questo premio?
«I miei progetti futuri sono tanti», ha risposto la dott.ssa Brascia. «Sicuramente, il desiderio più grande è quello di perfezionare la tecnica chirurgica e, spero presto, quello di approfondire la tecnica chirurgica trapiantologica e poter prendere parte attiva all’esperienza (non attiva al momento a Bari) del trapianto polmonare».
«Mi piacerebbe fare altre esperienze chirurgiche in centri italiani o europei per cercare di rubare tutta la diversità che posso da ciascun centro e poter sviluppare il senso critico per scegliere cosa ritengo più giusto o meno giusto per i miei pazienti. Dal punto di vista della ricerca clinica, sicuramente mi piacerebbe intraprendere un percorso accademico per coltivare questa necessità che sento innata di scrivere ed aggiornarmi».
«D’altra parte, penso che il percorso accademico non sia l’unica opzione possibile per fare ricerca e che, anzi, a prescindere da questo, ogni buon medico abbia il dovere morale di aggiornarsi costantemente, interrogarsi, mettersi in discussione, rifarsi alla letteratura, per poter garantire al proprio paziente le cure migliori secondo le più aggiornate raccomandazioni», ha concluso la dottoressa a cui va il più grande in bocca al lupo per il suo futuro.