E se fosse l’umanità il miracolo? Cosa raccontano i volti del dolore, i piedi dei pellegrini, le mani della preghiera, le lacrime della grazia? Tutto odora di umano in questa domenica di popolo. Se solo riuscissimo ad ascoltare anche i silenzi nel turbinio della festa, a leggere i segni della quotidiana esistenza dei più.
Solitudini che implorano di essere abitate, ricerche di senso che chiedono di essere accompagnate. Povertà interiori, buie periferie della mente, fili spinati in cui l’anima s’impiglia, algide distanze da ricolmare. E’ il nostro misterioso zoppicare. E mendicare.
Se tutti ci riscoprissimo cercatori. Con grezze bisacce e mani vuote. E provassimo a spezzare i nostri pochi pani. A camminare, a guardare. A contemplare. Ad andare in processione tra le agonie nascoste, tra i sentieri senza pace.
Quante ferite aperte davanti a noi, a portata della nostra misericordia. Quanti uomini e quante donne che aspettano la grazia della speranza, il nostro miracolo. Il miracolo dell’umanità. Il nostro silenzioso medicare. Di noi, i santi della porta accanto.