Da venerdì scorso i Precari dell’Area di Ricerca di Bari in via Amendola hanno avviato un presidio permanente, in linea con quanto si sta realizzando già da alcune settimane in altre città (Bologna, Cosenza, Pisa, Firenze, Roma, Napoli, Milano, Palermo, Sassari, Ancona), grazie alle iniziative del Direttivo dei Precari Uniti (PU) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
Il gruppo PU è costituito da oltre 500 lavoratori precari del CNR attivi sul territorio italiano in rappresentanza degli oltre 4500 unità di personale precario. Oggi presso il CNR, su oltre 11500 dipendenti in servizio, si contano 4500 dipendenti precari (ovvero il 40% della forza trainante dell’Ente) con forme contrattuali più o meno variegate (circa 2500 tra Tempi Determinati TD circa 2000, Assegni di Ricerca AdR e Co.Co.Co.).
Questo personale contribuisce al successo del CNR nel mondo, donando all’ENTE il rispetto che merita in ambito scientifico. Ad oggi i PU si stanno battendo per una causa comune: il superamento del precariato all’interno degli enti pubblici di ricerca.
A causa dei tagli indiscriminati e orizzontali (al CNR sono stati tagliati oltre 130 Milioni di euro dal 2010), ad oggi il finanziamento ordinario del CNR è pressoché integralmente usato per pagare gli stipendi del personale a tempo indeterminato (TI). Pertanto, negli anni, i ricercatori sono stati costretti a cercare finanziamenti esterni attraverso bandi regionali, nazionali e internazionali, nei quali investire il proprio know-how. A questi aspetti di criticità si è aggiunto anche il blocco del turn over, causando l’abuso reiterato nel tempo di contratti di lavoro flessibili e atipici per mantenere in servizio il personale.
Ci sono Istituti in cui alcuni lavoratori hanno superato abbondantemente anche 10 anni di precariato! In tale contesto tutti i precari chiedono che questa situazione venga sanata una volta per tutte, con una manovra intelligente ed esaustiva, in modo da non permettere il ripresentarsi di questo fenomeno sociale in futuro, tutelando le prossime generazioni di talenti italiani.
La soluzione è offerta dal recepimento e dall’applicazione del D.Lgs 75/2017 (la cosiddetta Legge Madia) che, all’articolo 20, espleta benissimo le modalità per il superamento del precariato negli EPR. Il CNR e i ministeri vigilanti (Ministero dell’Istruzione Università Ricerca MIUR e Ministero della Funzione Pubblica MEF) potrebbero risolvere la situazione in brevissimo tempo ripristinando il fondo ordinario ai livelli del 2010. Il governo ha risposto a questa esigenza prevedendo nella Legge di stabilità un pacchetto per l’assunzione di soli 1500 ricercatori tra Università ed Enti di Ricerca. La scorsa settimana il Senato ha approvato un emendamento all’Art.57 della Legge di stabilità che mette a disposizione solo 10 Milioni di Euro nel 2018 e 50 Milioni di Euro a decorrere dal 2019, per l’assunzione dei precari di tutti gli Enti Pubblici di Ricerca (EPR), in regime di cofinanziamento pari ad almeno il 50% dei finanziamenti ricevuti. Tale cifra risulta insufficiente per le effettive esigenze degli EPR nazionali, e nella fattispecie delle esigenze del CNR, che da solo conta circa 2600 precari, quantificabili in circa 120 Milioni di euro.
Con l’istituzione di questo presidio permanente, i PU chiedono che durante il successivo passaggio alla Camera la Legge di stabilità venga integrata prevedendo di:
1. Aumentare lo stanziamento previsto per le stabilizzazioni in maniera tale da includere tutti i precari aventi diritto secondo la Legge Madia;
2. Vincolare tutti i finanziamenti previsti all’applicazione dell’art. 20 della Legge Madia (inclusi i fondi per i Progetti Premiali) all’assunzione di tutto il personale precario avente diritto ai sensi della stessa legge Per raggiungere tali obiettivi, i PU, con il supporto delle organizzazioni sindacali, stanno organizzando una manifestazione nazionale prevista a Montecitorio per il prossimo 15 dicembre.