Oggi, mercoledì 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, sarà trasmesso in streaming, alle ore 20.00, sulla pagina facebook della Città metropolitana (https://www.facebook.com/cittametropolitanabari/live/), lo spettacolo “La B rovesciata. Il Testamento dell’universo concentrazionario” di Francesco Lotoro, pianista barlettano che si esibirà sul palco del Teatroteam di Bari con l’Orchestra sinfonica della Città metropolitana.
Lotoro è impegnato da oltre 30 anni nel recupero, studio, revisione, archiviazione, di migliaia di opere di musica composta all’interno dei campi di concentramento preservandone la memoria e regalandola all’umanità. Il concerto, diretto dallo stesso Lotoro, vedrà anche la partecipazione del soprano, Anna Maria Stella Pansini, del tenore Nicola Sette, del baritono e voce recitante Angelo De Leonardis e della voce di Paolo Candido.
Lo spettacolo prevede l’esecuzione di una piccola antologia di un patrimonio musicale che oggi conta 8.000 partiture recuperate e archiviate presso la Fondazione Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria di Barletta scritte da prigionieri politici polacchi (Kropinski, Kulisiewicz, Leszczy?ski, Lempart G?skowa) ebrei deceduti nei lager (Berniker, Rosé) o sopravvissuti (Bogaty Lustman, Jack Garfein) sino a musiche scritte da internati militari italiani (Coppola), militari britannici e statunitensi (Berry, Lilly jr.) e il compositore e avvocato Richard Böhm, esponente della Chiesa Veterocattolica austriaca che, in qualità di alto funzionario della Polizia di Vienna, si oppose all’arresto di cittadini ebrei da parte delle SS e pertanto fu arrestato dopo l’Anschluss e internato a Dachau. Un repertorio enorme e sorprendente nonostante le condizioni disumane in cui ha preso forma, tra il 1933 e il 1945. Cori, marce, tanghi, ninna nanne, musiche da cabaret e inni religiosi che scortavano i prigionieri ai lavori forzati o fin dentro ai forni crematori.
“Abbiamo voluto avviare questa collaborazione con Francesco Lotoro, custode della musica concentrazionaria, perché vogliamo sostenere la sua missione storica e artistica – afferma Francesca Pietroforte, consigliere metropolitano delegata alla Cultura, Ico, Biblioteca e Museo. Un lavoro di trent’anni alla ricerca di spartiti musicali che sarebbero andati persi, merita attenzione perché è capace di farci riflettere sulla tragedia della nostra storia. Abbiamo il dovere di ricordare e anche la musica può avere un ruolo importante in questo, suonare quegli spartiti vuol dire ridare giustizia ai compositori chiusi nei lager e lasciarne traccia per un futuro migliore”.
“Dirigere l’Orchestra della Città Metropolitana di Bari – afferma Lotoro – è un grande onore, una medaglia. In gioventù ho visto e sentito decine di volte questa orchestra diretta da mostri sacri come Marvulli e altri oggi, invece, tocca a me. Ringrazio la Città Metropolitana con la consigliera Francesca Pietroforte ed il maestro Marco Renzi per la fiducia e aggiungo che le prove di questo concerto hanno creato un’atmosfera bellissima tra noi musicisti. In fondo siamo noi gli eredi di questa letteratura musicale creata nei più drammatici contesti della Seconda Guerra Mondiale da musicisti immensamente più sfortunati di noi. Essi non avrebbero desiderato altro che sentire la loro musica eseguita, è arrivato il momento di ricambiare la loro fiducia nel genere umano”.
SCHEDA SPETTACOLO: “La B rovesciata”
L’universo concentrazionario esordisce con un errore nel giugno 1940 ossia la “B” di “Arbeit macht frei” che il fabbro prigioniero polacco Jan Liwacz montò al rovescio all’ingresso di Auschwitz I Stammlager; una consonante capovolta si trasformò in lettera prioritaria di richiesta d’aiuto all’Umanità.
La persecuzione, deportazione e uccisione di musicisti dall’ascesa del nazionalsocialismo per ragioni pseudo-razziali, politiche o correlate alla Seconda Guerra Mondiale è un evento epocale per la civiltà occidentale; in pochi anni scomparvero compositori, direttori d’orchestra, uomini di teatro.
Nel momento più tragico della Storia, l’Umanità avviò i meccanismi più evoluti della conservazione scatenando una esplosione di creatività, un testamento che l’universo concentrazionario scrisse nei Campi segnando un punto apicale dell’ingegno.
Non è stato possibile salvare la vita di numerosi musicisti deportati, ma abbiamo salvato la loro musica e ciò equivale a salvargli la vita nel suo significato universale, metastorico e metafisico.
Questa musica non ha bisogno di veicoli storici come Guerra, deportazioni, Shoah, Porrajmos; il compositore creava a prescindere dal contesto circostante, con lucidità mentale e tecnica. Privazioni o perdita di libertà o disagio fisico non rappresentavano un ostacolo bensì uno stimolo.
Oggi restituiamo vita e dignità a migliaia di musicisti e alla loro musica scritta su quaderni, carta igienica, sacchi di juta, carta per alimenti, fondi di gamella o tramandata a memoria mentre erano ancora sui treni; riportare in auge questa musica non è una libera scelta ma una ineludibile missione.