Le paure generate dalla pandemia e le pesanti ricadute economiche negative non devono distrarci dall’obbligo per i Paesi del mondo di ritrovare lo spirito della Conferenza 2015 di Parigi sul clima, per dare corso con convinzione alle intese globali codificate nel primo accordo universale sul clima del pianeta, giuridicamente vincolante.
Cinque anni fa, 195 Stati hanno aderito nella COP21 ad un programma d’azione mondiale che punta a limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2º centigradi, per scongiurare cambiamenti climatici devastanti.
Lo stop forzato subito da molte attività antropiche, in Italia, nel corso dei mesi di chiusura e distanziamento per le misure di contrasto alla diffusione del contagio da Covid-19, hanno mostrato un quasi immediato effetto benefico sull’ambiente e sulla natura, sulla flora e sulla fauna. È un buon esempio: dobbiamo orientare la ripresa delle attività industriali ed economiche verso uno sviluppo ‘pulito’, coniugando ecosistema e produzione, limitando la diffusione di agenti inquinanti nei processi produttivi, sperimentando e applicando tecniche meno impattanti, usando combustibili e fonti energetiche sostenibili, eco compatibili, rinnovabili.
É l’intero sistema Paese che deve intraprendere questo percorso, nella consapevolezza che violentare l’ambiente sarà un fattore non solo di rischio, addirittura di autodistruzione”.