Tutti ci chiedevamo quando sarebbe arrivato, ebbene Russia e Australia ci hanno anticipato, in fermento abbiamo osservato i loro preparativi in televisione, mentre distratti percorrevamo centinaia di volte il corridoio della cucina ansiosi per il fatidico cenone di Capodanno.
Il volume era molto basso, la tv doveva solo essere di compagnia, poi all’improvviso intravisti i festeggiamenti sullo schermo, ci siamo fermati, abbiamo abbandonato tutto ciò che in quella giornata sembrava solo indispensabile ma manifestava nella realtà tutta la sua utilità, e, posizionati comodi sulla poltrona, abbiamo rimuginato sull’anno appena trascorso.
“Mai una gioia” si diceva sui social, portandoci a sviluppare una sorta di pessimismo nei confronti della vita. In fondo però, ciascuno di noi ne ha avuta almeno una durante quest’anno, che imperterriti avremmo voluto pieno di cambiamenti inaspettati anche se tuttavia si è rivelato esattamente uguale (come andamento) a quelli precedenti.
Ora starete pensando alla vostra gioia, ammiccando un’espressione di compiacimento non la ricorderete sicuramente subito, ma scavando nei ricordi negativi e monotoni spalmati durante questi dodici mesi ci sarà pur qualcosa che avrà destato la vostra attenzione.
Riportando alla memoria gli eventi, non comincerete da quelli più antichi, al contrario da quelli più recenti.
Come la nostra fama da “terroni” narra, avrete sicuramente raccontato dei vostri pasti natalizi durante le serate passate inevitabilmente in compagnia di giochi da tavola.
Tutti avranno ascoltato il racconto dell’altro e sarà passata davanti agli occhi la cena/pranzo appena terminata con l’odore stomachevole dei panzerotti durante la notte che produce una sorta di “montagna russa” intestinale.
Le sedie poste una accanto all’altra intorno al tavolo avranno ormai assunto la nostra forma, occupate per ore, ci avranno sicuramente accolto caldamente durante le dieci portate preparate dai rispettivi componenti della famiglia, alcune forzatamente ingurgitate, malgrado la pienezza di stomaco, per il semplice sorriso della nonna.
Nel vedere quella sala spenta, passati i giorni “sacri”, appare come un’ombra, fermatasi alle costole di quel tavolo che nostalgica sosterà lì per sempre, insediando le sue radici, unita al pezzo del Natale passato che ancora risiede lì, nell’attesa di essere rinfrancato.
Così potrete vedere il cambiamento di quel bambino nel tempo.
La voglia di aspettare Babbo Natale, il desiderio del regalo materiale, l’attesa per scappare, la sola felicità del vivere la propria famiglia. Questo vi avrà già provocato il sorriso sebbene, come un granchio, avrete continuato.
Un anno pieno di impegno nella scuola e nel lavoro, avremo abbandonato la zappa per poi riprenderla e rimetterci in moto, avremo pregato che tutto potesse andare meglio pensando che in fondo chissà se esiste qualcuno lassù che ci ascolta, e se anche esistesse perché non ascoltasse proprio noi.
Molti fazzoletti e cuscini avranno assorbito le nostre lacrime, fuoriuscite come temporali. E ci saremo immaginati sempre come nella scena di un film a mangiare gelato per consolarci dai fasulli “drammi esistenziali”, in realtà il frigorifero sarebbe costantemente rimasto vuoto, soprattutto in inverno (com’è giusto che sia).
Ancor prima l’estate, desiderata al tal punto da sentircela addosso. L’estate si immagina sempre come un’eruzione di libertà quando poi, pur facendo di tutto per distaccarsene, si rimane ancorati alla propria personalità. I libri da ombrellone mai letti rimasti nella borsa, gli incontri sulla spiaggia, le foto del mare per gli allergici all’estate, gli aneddoti estivi e passeggeri.
A questo punto sentiremo il fruscio del mare, e la brezza mattutina ci farà venire la pelle d’oca tanto da farci ritornare nel presente, su quella poltrona della sala da pranzo.
Infine l’ultimo ricordo andrà al capodanno passato, in linea di massima simile al presente, solo con qualche esperienza in meno. Così l’espressione del volto tornerà seria, sarà sicuramente ora di andare ospiti o padroni di un nuovo anno da affrontare.