La questione Fer.Live sembrava essersi risolta un anno fa, con la sentenza del Tar, che nel giugno scorso definì «in parte inammissibile e in parte infondato” per l’omessa notifica il ricorso proprio presentato dall’azienda di Paolo Tinello.
Ma, nei giorni scorsi, invece, la Città metropolitana di Bari ha concesso la proroga del termine di efficacia della Valutazione d’impatto ambientale, la Via, alla FerLive. Una decisione che, di fatto, spianerebbe la strada alla realizzazione di un’ulteriore discarica nel nostro territorio.
Per informare, sensibilizzare e mobilitare la cittadinanza, l’associazione Colibrì – Atas ha organizzato ieri un’assemblea pubblica, chiamando a raccolta orze politiche, associazioni e semplici cittadini. Perché, come spiega Francesco Antonio Caldarola, presidente di dell’associazione, è necessario fare fronte comune contro questo pericolo: «Il sospetto è che dietro l’etichetta “materiali ferrosi” si nasconda la volontà di smaltire rifiuti industriali. Sarà una discarica a tutti gli effetti, in una zona a destinazione agricola, in cui non si potrebbe realizzare un sito di stoccaggio dei rifiuti. Se la discarica non viene adeguatamente trattata, oltre ai cattivi odori anche a distanza di chilometri, si verificano sversamenti nelle falde acquifere che compromettono il cibo che noi mangiamo. Se il prezzo delle dieci o quindici assunzioni che la realizzazione del sito garantirebbe è questo, noi non ci stiamo. Bitonto ha già dato».
Per spiegare le ragioni di questo sospetto è l’ex consigliere comunale Franco Mundo, esponente di Colibrì Atas e da sempre attento alla questione Fer.Live. Lo fa con le carte alla mano, con la relazione tecnica firmata proprio dall’azienda e inviata alla Regione Puglia, all’allora Provincia di Bari e al Comune di Bitonto: «Ci troviamo di fronte ad una richiesta contrabbandata come discarica di materiali ferrosi. Ma non sarà il buco dove abbandonare pezzi di metallo arruginito. Non lo dico io, ma lo dice la Fer.Live con le sue carte. Si parla di rifiuti che nell’indice CER (Codice Europeo Rifiuti, ndr) rientrano nella categoria 10 (rifiuti provenienti da processi termici). Ma il problema è che questi rifiuti devono essere smaltiti lì dove sono prodotti. È quando si produce qualcosa che ci si pone il problema di smaltirlo. Ma di questo spesso le industrie preferiscono non occuparsi, lasciando ricadere i costi sull’ambiente. Si parla anche di fanghi
Ad insospettire Mundo è anche la dicitura “bacino energetico secondario”. Nel bacino, stando a quel che indica la relazione dovrebbero finire rifiuti in uscita dalle linee di frantumazione e recupero di materiali ferrosi e non, non destinati al recupero, materiali inertizzati in uscita dall’impianto di inertizzazione, fanghi generati dagli impianti di abbattimento e dagli impianti di trattamento e depurazione delle acque reflue industriali e civili che sono installati nel sito produttivo.
«La pericolosità è nei materiali fuoriusciti dai processi di inertizzazione – avverte Mundo – Si parla di produzione di biogas. Ma da quali sostanze? Dai materiali ferrosi? Non credo. Non lo dico io ma la scienza. Si vuole realizzare una discarica di rifiuti industriali. Ed essendo area agricola, un sito del genere andrebbe contro le indicazioni del nostro piano regolatore. Come mai vogliono realizzare una discarica in un suolo agricolo? Questo significa rischiare l’inquinamento delle falde, dato che il nostro terreno fa filtrare le sostanze nel sottosuolo, dove scorre acqua, quell’acqua da cui attingono i pozzi artesiani, che irrigano i campi da cui provengono i nostri alimenti. Non possiamo consentire che il nostro territorio sia utilizzato come discarica. Bitonto è circondata da discariche, spesso vicino ad orti, su cui talvolta ci sono ulivi. L’Europa ci ha già sanzionati per la mancata bonifica di alcuni siti».
Per scongiurare il pericolo, dunque, l’associazione Colibrì Atas promuove un comitato permanente che analizzi e approfondisca tutti gli aspetti della questione e renda consapevole la cittadinanza dei danni all’ambiente. Sia quelli potenziali, che deriverebbero da un nuovo sito, sia quelli che la città di Bitonto ha già dovuto subire in passato.
All’appello hanno subito aderito alcune forze politiche tra cui il Partito Democratico che, per voce del segretario Biagio Vaccaro, ha dato il proprio appoggio, il M5S, intervenuto tramite il deputato Francesco Cariello e il futuro consigliere comunale Dino Ciminiello, e Forza Italia che, tramite Domenico Damascelli, ha assicurato il suo contributo nel consiglio regionale, annunciando la volontà di chiedere una audizione in commissione ambiente per avviare un confronto con tutti gli attori istituzionali preposti.
Intervenuto anche Gino Ancona che ha invitato i cittadini a dotarsi di una assemblea cittadina che vigili costantemente e chi riveste ruoli istituzionali a darsi da fare nelle sedi opportune.