«È la Regione che ha creato questa situazione e la Regione deve risolverlo. Emiliano ci dia una risposta».
Non nascondono sconforto e amarezza gli operai in cassa integrazione della ex Om Carrelli. Si sentono presi in giro. Perché alla Fiera del Levante di settembre venne presentata in presenza delle autorità, la L7 della Tua Industries, l’autovettura elettrica a due posti che avrebbe salvato quei 191 operai che da anni attendono il reintegro. Fu presentata come una vittoria. Ma mentre andava in onda questa messa in scena, già da un mese la Tua Industries aveva avviato la procedura di liquidazione.
«Ma di tutto questo nei vari vertici e incontri, mentre ci dicevano che a dicembre saremmo stati reintegrati, non si è mai parlato» raccontano gli operai che da giorni presidiano i cancelli dello stabilimento e parlano di bluff: «Non venissero a dirci che hanno fatto il possibile. Ci hanno fatto tante promesse, forse solo per tenerci calmi. Nel frattempo siamo noi operai che paghiamo. Hanno giocato sulla nostra pelle, sulle nostre speranze e poi ci hanno sbattuti fuori dall’oggi al domani».
Gli operai temono anche che oltre al danno si aggiunga la beffa perché il 22 dicembre scade il periodo in cui sono coperti dalla cassa integrazione e rischiano di trovarsi senza lavoro e senza sostegno statale.
Ieri hanno incontrato i sindacati davanti ai cancelli. I lavoratori hanno chiesto chiarimenti e delucidazioni riguardo il proprio futuro. Hanno persino avanzato proposte, come quella di essere integrati in altre aziende nelle vicinanze, anche alla luce del recente annuncio della multinazionale canadese Getrag che ad agosto annunciò un rilancio da 66 milioni con altre 100 assunzioni per lo stabilimento di Bari, non molto lontano da quello della ex Om. «Al posto di sostenere noi sostengano le aziende affinchè ci assumano» dicono.
Non ci sono purtroppo novità, se non che il 19 dicembre dovrebbe essere inserita nella finanziaria 2018 la deroga della proroga della cassa integrazione. A breve, inoltre, Leo Caroli, già assessore regionale e attuale Presidente della Task Force regionale sul Lavoro e le crisi aziendali, che ha assicurato che a breve si saprà se ci sono o meno nuovi investitori.
«Siamo sul piede di guerra – confessano – Alcuni vorrebbero appostarsi e manifestare davanti alla Regione o sul tetto del capannone. Molti di noi hanno famiglie e non sono più tanto giovani. E sappiamo dove può portare in alcuni casi la disperazione».
Sul tema è intervenuto anche il consigliere regionale di Forza Italia Domenico Damascelli che chiede coma mai la riconversione industriale sia ancora ferma e denuncia: «Un’ennesima manifestazione per rompere il silenzio e tentare di rivedere le istituzioni, che si erano impegnate a garantire una riconversione industriale che non è stata ancora avviata, mettendo a rischio un presidio produttivo importante per il nostro sistema economico territoriale, e con circa 200 famiglie che dal prossimo 21 dicembre non potranno più contare nemmeno sugli ammortizzatori sociali in scadenza. Ho depositato il 23 novembre scorso un’interrogazione urgente sulla ex OM Carrelli di Modugno, a cui non ho ancora ricevuto risposte dalla Regione Puglia. Ma ai dipendenti, illusi sulla riconversione industriale, sono dovuti dei chiarimenti. Lo scorso 9 settembre c’è stata la presentazione in pompa magna della minicar elettrica Tua Industries che sarebbe dovuta entrare in produzione il primo dicembre nello stabilimento della zona industriale di Bari. In quell’occasione abbiamo assistito alle passerelle delle autorità regionali e nazionali, che prospettavano l’assunzione di 450 dipendenti, con priorità per I 191 ex OM. Ma da allora non si è mosso nulla e, quel che è peggio, abbiamo scoperto che la Tua Industries srl, società che avrebbe dovuto avviare la nuova produzione, era in liquidazione già un mese prima della presentazione delle minicar in Fiera del Levante, senza renderne note le motivazioni neppure nel verbale, come invece prevede la normativa. Che futuro, dunque, per la ex OM? Inutile dire che proprio a Natale non si può correre il rischio di fare il regalo più amaro a chi ha confidato negli annunci della politica, che deve dare risposte alla comunità sul futuro di un’impresa industriale che avrebbe dovuto dare occupazione a 450 persone e rappresentare un fiore all’occhiello per l’economia regionale».