Proseguono gli sforzi della cooperativa Eughenia a favore dei minori svantaggiati e incappati nel circuito penale. Il 10 maggio scorso, infatti, a Nicosia, nell’isola di Cipro, si è tenuto il secondo transnational meeting del progetto “E/I-motion: Unconventional Community Networks and Learning in support of Marginalised Youth Integration”, finanziato nell’ambito del programma Erasmus Plus, Azione Chiave 2 partenariati strategici per lo sviluppo dell’innovazione nel settore giovanile. Un progetto che mira a sviluppare, sperimentare e fornire servizi formazione e supporto alle comunità, preparando i loro attori a reintegrare ex detenuti e giovani a rischio devianza e i loro coetanei nella comunità, in modo che siano emotivamente pronti per il pieno reintegro. Ieri, nell’ambito di questo programma, sono arrivati a Bitonto alcuni ragazzi provenienti dalla Romania. L’iniziativa è, infatti, coordinato dalla ATFCT – Asociatia de Terapie Familiala si de Cuplu Timisoara, e coinvolge organizzazioni pubbliche e private di vari Paesi: la Romania (oltre che dal coordinatore anche rappresentata da Asociata Horsemotion), Cipro, (G.G. Eurosuccess Consulting Limited), Spagna (Asocación DAE) e l’Italia rappresentata dalle Cooperative Sociali bitontine “Eughenia” e “Sinergia”.
E/I Motion va ad aggiungere alle tante attività svolte da Eughenia a favore dei soggetti più fragili del nostro territorio, con servizio di tutoraggio, assistenza domiciliare educativa, il centro diurno Baloo, il centro diurno Chiccolino, azioni di prevenzione e contrasto alla devianza, con interventi costanti verso e con i ragazzi e le loro famiglie.
«Un progetto innovativo e interessante dal punto di vista dei contenuti e delle ricadute pratiche con nuovi e moderni approcci come la ippoterapia, della pet terapy e del teatro dell’oppresso per i minori resi protagonisti di atti di bullismo» spiega Michele Bulzis, della cooperativa Eughenia, convinto che «L’esperienza dei ragazzi non si esaurirà nei sei mesi di esperienza che faranno con noi, ma sarà un investimento per il futuro, in modo da fornire loro una possibilità reale di cambiamento. Siamo sempre aperti a metodi educativi alternativi, per il bene dei nostri ragazzi. Le porte delle nostre strutture sono sempre aperte. Vogliamo impegnare per bene le risorse economiche che utilizziamo e, da parte di chi investe, desideriamo che ci sia sempre un occhio vigile sul futuro dei ragazzi. Siamo 39 dipendenti e cerchiamo di essere sempre preparati, in modo da offrire servizi efficienti. ».
«Il progetto è rivolto sì ai minori, ma anche e soprattutto agli operatori che si occupano di quei minori. La nostra esperienza in Romania serve, infatti, a formare i nostri operatori, affinché loro procedano quel lavoro assieme ai ragazzi» continua Michele Corriero, della cooperativa, ricordando l’importante lavoro svolto dalla cooperativa e sottolineando la presenza di interventi pratici che forniscono agli operatori stessi nuove competenze: «L’obiettivo è creare un progetto a medio e lungo termine, che dia realmente ai ragazzi concrete possibilità per un futuro alternativo, perché nonostante possano sembrare spesso spavaldi e disinteressati, spesso nascondono disagi, debolezze, sensibilità ed emotività su cui bisogna investire. “Quanti ragazzi si salvano?”, qualcuno si chiederà. Forse numeri precisi non possiamo darne e forse non possiamo essere ai livelli di ben altre realtà più grandi, di un’industria, ma facciamo la nostra parte non solo a livello locale».
Vicino all’associazione e ai suoi fini si dice l’assessore ai Servizi Sociali Gaetano De Palma, che evidenzia come quando si affrontano questi problemi, non si può pensare solamente ad un discorso economico e finanziario, in quanto l’obiettivo deve essere quello di piantare un seme per cambiare quel destino che è stato prospettato ai ragazzi: «Può anche dare frutti dopo tanto tempo».
«La Cooperativa ha cominciato il suo percorso 15 anni fa con i fondi del Pon Sicurezza e ha attivato tutta una serie di servizi che ora fanno di essa un’eccellenza per il territorio» sottolinea l’assessore, ricordando che gli interventi devono anche essere in grado di fornire alle famiglie strumenti per garantire continuità all’attività educativa svolta dalle cooperative sociali: «Le famiglie sono spesso impreparate non solo a gestire il disagio, ma a gestire proprio la genitorialità. Questi progetti servono a piantare un seme. I risultati non devono essere necessariamente immediati».