Dal dottor Ettore Procacci riceviamo e volentieri pubblichiamo.
“Ettore papà dimmi.”
Papà non ti volevo disturbare, so che sei impegnato a salvare l’ennesima vita, tra una Critical Ultrasound (perché per te così si chiama) e un’AVAPS (perché non sappiamo il perché ma così andava quasi sempre bene). Non ti volevo disturbare però sento il bisogno di dirti alcune cose.
Ti ricordi quando, tempo fa, ti dissi che volevo venire a lavorare con te? Ero molto piccolo ma Tu già mi avevi affascinato a tal punto che per me la tua Medicina era unica. Era l’unica Medicina.
“Sì papà ricordo, dimmi veloce che ho fretta di andare”.
Non hai mai voluto condizionare le mie scelte e, per certi versi, hai anche provato a scoraggiarmi, con molta discrezione, perché spesso la Tua Medicina é crudele, é crudele perché non riceve gli apprezzamenti che merita.
Eppure, guardarti ogni giorno tornare a casa con gli occhi stanchi ma pieni di gioia e sentirti raccontare come quell’ automobilista ubriaco é arrivato al PS in arresto cardiaco dopo aver sbattuto contro un albero, con la madre in lacrime dietro la porta della Shock Room e tu, con un ecografo e un ago, che hai fatto ricominciare a battere quel cuore, mi portava sempre di più a capire che la Tua Medicina era speciale. O meglio, Tu eri speciale.
Beh, tu stesso alla fine hai capito che quel bimbo non poteva che sognare di diventare come te, un Medico di Emergenza.
Perché come cita uno scrittore a te caro, la Medicina é la più diffusa malattia ereditaria.
Sai, oggi sono qui, a lottare in corsia come te, e il giorno che ho giurato a Ippocrate ho giurato anche a te. Come tu avevi giurato ai Santi Medici e a San Giuseppe Moscati, il Medico degli ultimi.
“Ettore Papà dimmi, cosa mi vuoi dire”
Senti Papà , lo so che hai fretta, ma io voglio dirti che sei un grande, sei il mio mito e il mio esempio. E se mai avrò l’onore di salvare le vite come fai tu, “se avrò visto più lontano, é perché stavo sulle spalle dei giganti”. Tutto ciò che sono e sarò lo devo al tuo essere Padre, Mentore, Maestro, Capo, Comandante, Amico.
Papà, io voglio dirti grazie.
Hai deciso di abbandonare il tuo spirito nel nostro posto del cuore, dove ogni giorno il Sole si rilassa sull’orizzonte prima di intraprendere altre strade. E lo hai fatto come solo tu sai fare, con discrezione, con quella discrezione con la quale hai abbattuto muri, rivoluzionato sistemi, schiacciato pregiudizi.
Grazie a te “a Sud l’orizzonte si é schiarito” e lo ha fatto al ritmo che tanto hai amato, il ritmo di Contrabbando della tua Terra. Perché tu sei Davide che sconfigge ogni giorno il suo Golia.
Papà ora mi tocca salutarti, desidero farlo prendendo spunto da un altro grande della Medicina D’Emergenza: tu papà sei un Guardiano della Notte, perché nel momento più buio, quando il Mondo aveva perso la speranza, tu eri lì, a vegliare sulla Barriera che impediva al Mondo di crollare sotto i colpi del Nemico Invisibile.
“Cala la notte e la mia guardia ha inizio. Non si concluderà fino alla mia morte. Io non avrò moglie, non possiederò terra, non sarò padre di figli. Non porterò corona e non vorrò gloria. Io vivrò al mio posto e al mio posto morirò. Io sono la spada nelle tenebre. Io sono la sentinella che veglia sulla Barriera. Io sono il fuoco che arde contro il freddo, la luce che porta l’alba, il corno che risveglia i dormienti, lo scudo che veglia sui domini degli uomini. Io consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della Notte. Per questa notte e per tutte le notti a venire”.
Papà non hai idea quanto fa male dirlo, la Tua Guardia é finita. Ora tocca a noi, i Tuoi allievi, farla al posto Tuo, mentre ci osservi dall’alto, in attesa che anche la nostra Guardia finisca e potremo finalmente vederci ancora.
Ciao Papà. Ti voglio bene e ti amo.
La famiglia Procacci desidera ringraziare i tantissimi che si sono stretti a noi in questo momento di grande dolore.
Vito Procacci vivrà sempre in tutti noi e nei Reparti di Pronto Soccorso Medicina di Emergenza-Urgenza di tutta la Sua Terra, la Sua amatissima PUGLIA.