Lo avevamo letto nell’ordinanza dell’operazione “Pandora” di qualche mese fa (leggi qui: https://bit.ly/2zpC0ih): i gruppi criminali si affiliano, per la maggior parte, in carcere.
Con dei riti, dei posti “conformi”, con delle prassi che non sono solo folklore, ma mettono le radici proprio a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento.
Le formule? Sempre le stesse: i baci tra boss, le preghiere, il ricorso ai santi, i tatuaggi, le frasi come “Con un piede nella fossa e l’altro alla galera”.
Ed è proprio di lì che è partito Stefano De Carolis per la sua opera che tratta sì il primo maxiprocesso al mondo, che condannò 179 persone, ma che potrebbe attagliarsi a qualsiasi fenomeno criminoso attuale.
Se un tempo c’era da controllare locande e l’onore, fino ad usare i coltelli e le prime rivoltelle, adesso quel che ci si divide sono le città, come torte: territori interi dove commercializzare droga.
È accaduto anche qui, a Bitonto, un anno fa.
Se da un lato le immagini dei santini vengono sciolte per cicatrizzare ferite di affiliazione, dall’altro c’era la povera Anna Rosa Tarantino che in chiesa ci andava per intima devozione e che ha avuto l’unica colpa di trovarsi al momento sbagliato nel posto sbagliato.
“Ma da quel momento in poi qualcosa è cambiato – ha commentato venerdì sera, durante la presentazione del libro di De Carolis, il sostituto procuratore DDA Ettore Cardinali -. C’è stato un movimento positivo, grazie anche ai giornali locali che hanno smosso le coscienze, ci sono state tante persone che, informate sui fatti, hanno voluto parlare. Sono venute da noi con le lacrime agli occhi e hanno potuto farlo anche perché avevano una famiglia alle spalle che li ha sostenuti, con cui si sono consultati. Ma hanno avuto anche lo Stato dalla loro parte che li ha protetti e aiutati”.
Ecco se qualcosa è cambiato rispetto agli albori del ‘900 è stata proprio “la tutela del collaboratore di giustizia”.
E poi ha concluso con un messaggio quasi augurale: “Spero che la vostra bella città non perda mai questo spirito che ha ritrovato, di unione e collaborazione. Uscire e rompere il muro dell’omertà è l’unico modo per crescere come comunità”.