Il Tribunale del Riesame di Bari ha confermato il sequestro preventivo di beni dal valore totale di 395mila euro eseguito a settembre nei confronti di Alfredo D’Innella, commercialista di Bari, e Umberto Morera, avvocato di Roma. I due sono accusati di aver incassato indebitamente da Unicredit una parcella nell’ambito della procedura di fallimento dell’azienda bitontina Divania, il cui stabilimento, o quel che resta, è ancora lì, sulla S.P.231, ormai spoglio e ridotto a rudere, a testimoniare la sua storia drammatica. Quella di un’azienda con uffici di rappresentanza anche oltreoceano, negli Stati Uniti, che d’improvviso chiude a seguito di un crack finanziario.
I giudici hanno rigettato dunque il ricorso presentato dalla difesa di D’Innella e Morera che chiedevano che i beni fossero dissequestrati.
I due professionisti avevano l’incarico di redigere la consulenza tecnica sui debiti di Divania e sulla sottoscrizione di derivati per 220 milioni di euro fra il 2000 e il 2005 su disposizione del Tribunale di Bari nel giugno 2008 e depositata nell’aprile 2010.
Secondo le indagini svolte dalla Guardia di Finanza di Bari e coordinate dal pm Claudio Pinto, nonostante i debiti non fossero causati solamente dai derivati sottoscritti con Unicredit, a pagare le due perizie è stata solo banca Unicredit, facendosi carico anche di parte della quota del 50 percento spettante a Divania, senza che ci fosse una preventiva autorizzazione alla liquidazione da parte del giudice civile. A 205mila euro ammonta la parcella di Morera e a 189mila euro quella di D’Innella. Per loro l’accusa è di induzione indebita a dare o promettere utilità.