Non ci si può soffermare sugli occhi sereni di Samuele De Sario, che spandono una luce d’innocenza sull’esile corpo cosparso di ferite, senza piangere di commozione: né si può avvertire la carezza di umanità di tutto uno staff medico senza provare il conforto di una mano materna, né restare freddi di fronte ad un angelo-poliziotto che torna a far visita a Samuele e s’inumidisce gli occhi nel vedere i progressi del bimbo, da lui sottratto al peso delle macerie.
No, è impossibile riuscire in questa impassibilità.
Ci sono sorrisi che sono parole, altri che nascondono le ferite dell’animo, che si rivelano pienamente solo alla luce di uno sguardo ingenuo.
Il sorriso di Samuele risplende del delicato chiarore di una candelina a forma di “sette” che ieri ha illuminato il miracolo di una vita ancora possibile, e che nella serenità di un giorno lontano egli potrà raccontare senza dover rinunciare al ricordo di quella sua candida ingenuità infantile che tanto aveva rapito l’animo di sua nonna Tina.
Donata Pepe, sessantadue anni, milanese residente a Pioltello, nonna di Samuele, si è spenta in un tragico convoglio, tra le lamiere contorte come le spire della cattiva sorte, e l’inesausto frinire delle cicale che d’estate ammanta i sempiterni ulivi della Murgia.
Tornavano insieme a Milano, nonna e nipotino, per festeggiare il compleanno del bimbo con papà Gianluca, mamma Rosy, il fratellino Riccardo di nove mesi e gli amichetti che avevano segretamente organizzato tutto.
Samuele aveva trascorso un piacevole mese di vacanza a Terlizzi, nella villa di campagna dei nonni, passando il tempo tra le “camminate” iniziatiche con nonno Vincenzo, che lo ha introdotto ai vividi colori della campagna pugliese, ai sapori della frutta di stagione e al gusto pungente della rucola appena raccolta; e le bucoliche passeggiate in bici con nonna Tina, lungo la pista ciclabile per Sovereto.
In questi giorni si progettava anche di andare al mare, approfittando del caldo torrido. Tra Samuele e nonna Tina c’era un’intesa filiale, una spontanea compenetrazione molto simile ad un legame materno. Donata Pepe mostrava nella generosa disponibilità verso tutti il tratto saliente del suo carattere. Grande discrezione, eleganza d’altri tempi, attaccamento al paese d’origine ma anche sincera sensibilità mostrata verso le bellezze del paesaggio pugliese.
E poi Samuele, quel suo primo nipote che la inorgogliva e che lei diceva entusiasticamente di “amare”, come fosse la cosa più preziosa della sua vita.
Mai un cenno di diniego, mai un ripensamento, nonna Tina era sempre disponibile per il suo Samuele, per una festicciola come per un giro in macchina, per una passeggiata in paese come una capatina al parco giochi. Lei c’era sempre per lui.
Ed era lì anche in quel maledetto treno su cui era salita tante altre volte per tornare a Milano.
Era con Samuele e con tutta la sua vita, il suo futuro, le sue speranze strette tra le braccia, in un ultimo, indulgente abbraccio di materna tenerezza.