“Lasciate
ogni speranza o voi ch’entrate”… perché non rivedrete mai più un euro”.
Sembra
proprio di trovarsi alle porte dell’inferno dantesco, quando, girovagando per
la città, ci si rende conto di esser circondato di sale slot.
Crescono
come funghi tanto da trovarne anche due, nella migliore dei casi, in ogni
quartiere e non solo periferico.
Non è
questo un dato confortante, anzi tutt’altro, e dovrebbe far riflettere e non
solo.
La crisi
economica si dimostra così terreno fertile, dato che molti dei clienti sono
spinti dalla disperazione tanto da giocarsi quel poco che gli rimane nel
portafogli.
La loro è
una disperazione che purtroppo si tramuta in febbre o in qualcosa di peggio,
forse il buon Gigi Proietti la chiamerebbe “mandrakata”, ma ora quello
che deve interessarci è come tirar fuori da queste sale tutti coloro che, una
volta entrati, non vedono la luce del sole per ore ed ore, rovinando non solo
la loro vita, ma anche quella delle loro famiglie.
L’assessorato
ai servizi sociali e la Asl dovrebbero monitorare seriamente il dilagare di
questo preoccupante fenomeno.
La gente
che frequenta questi posti, spesso, non vede intorno a sé vie d’uscite né campagne di sensibilizzazione né aiuti psicologici o quant’altro gli serva per evitare
la solitudine e il vicolo cieco del gioco, spesso aggravato dall’utilizzo di
macchine non collegate all’AAMS.
Non
dimentichiamoci che proprio Luigi Preiti, l’attentatore che tempo fa ferì i due
carabinieri di guardia di fronte a Palazzo Chigi, era vittima del gioco e da
molti descritto come un habitué delle sale da gioco, ma, se avesse trovato
qualcuno pronto ad ascoltarlo, probabilmente le cose sarebbero andate
diversamente.
E allora
chiediamoci: fino a quando prolifereranno queste “sale rovinavite”?