D’accordo, tutto quello che nasce ha una fine.
Però, così no. Si ha l’impressione che questi tempi, imbevuti irrimediabilmente di vuoto e indifferenza, tutto triturino con truce levità.
La notizia era nell’aria da giorni, ma stentavo a intonarne il De Profundis per infantile, illudente incredulità.
Eppure, già me li immagino i cinici soloni, realisti più del re: “Era logico, prevedibile, fisiologico: con la pirateria, lo streaming e le piattaforme varie, come poteva mai rimanere in vita un sala da quasi 1000 posti?“. Il rapido identikit, grazie a loro, è servito: stiamo parlando del glorioso Cine-Teatro Coviello.
Lo studioso e amico Pasquale Fallacara al proposito ha scritto: “Venne costruito nell’immediato dopoguerra su via Repubblica su volere di Giuseppe Coviello. Realizzato dall’impresa Vincenzo Coletti, su progetto dell’Ingegner Basile, fu inaugurato il 1953 con il nome di Gran Cinema – Teatro Coviello. Un tempo era uno dei più vasti Cinema-Teatro di Puglia con i suoi comodi 1000 posti a sedere e palcoscenico metri 8×12, altezza 7 metri. Gestito da Giuseppe ed Emanuele Coviello, il primo film proiettato fu: “La vedova allegra” con Lana Turner e Fernando Lamas. Nel tempo, durante le molteplici stagioni teatrali, si sono esibite le più celebri compagnie teatrali nazionali, d’intesa ed in collaborazione con il Consorzio Teatro Pubblico Pugliese di Bari“.
Ma c’è di più. C’è che il “Coviello” ha accompagnato, con l’affetto indelebile di una persona cara e discreta ad un tempo, la vita dei bitontini. Ognuno di noi ha un ricordo custodito in quello scrigno di meraviglie.
In quegli spazi immensi, perfettamente sintonizzati col meteo della stagione in corso, siamo stati bambini e, mano nella mano dei nostri genitori, ci siamo fatti incantare da quel fascio di polvere d’argento che fendeva il buio e si faceva volti e storie, gioie e dolori, fantasie e mestizie su quello schermo bianco e infinito: oh, come ci rapivano i cartoni animati di Walt Disney, invincibilmente…
Poi, ragazzi un poco scapestrati, con gli amici di liceo a svagarci fra un’assemblea vociante e un film comico, perché sorridere aiuta a vivere, fra una nuvola e l’altra, pronti ad “assaltare” il bar a qualsiasi intervallo.
Finché, all’improvviso, una sera aureolata di magia, ci siamo andati con la prima fidanzatina e quelle sedie lignee facevano rimbombare ancora di più il cuore che sobbalzava, trepido e felice, le ombre complici di sognante subbuglio essendo.
Concerti, conferenze e spettacoli teatrali ci hanno visto assorti spettatori: quanti giganti del palcoscenico, lassù, dal geniale Ugo Gregoretti ai matti Ficarra e Picone, quando l’Umberto era solo un cumulo di macerie e il sindaco visionario Nicola Pice non aveva ancora compiuto il miracolo.
Infine, tenuto botta all’avvento delle “multisala” con un restyling incredibile (sedute più comode e persino impianto dolby surround!), si è malinconicamente svuotato, fino a spingere l’ultimo “resistente” della famiglia eponima – in una Bitonto che era la capitale dei cinema e oggi senza più un “grande schermo”: segno inequivocabile di regresso socio-culturale… – a tirare giù la saracinesca.
E noi la sentiamo cigolare crudele pure sulla nostra giovinezza, tramontata per sempre…