Non è più possibile rimandare la manutenzione ordinaria del ponte Santa Teresa e l’opera sistematica di bonifica delle aree limitrofe alle tre arcate, oggi ostruite da erbacce, sterpaglie, rifiuti di varia natura e dimensione. In caso di piogge reiterate ed eccezionali, comprometterebbero gravemente il deflusso delle acque.
È quanto denuncia il Centro Ricerche di Storia e Arte – Bitonto, che, all’indomani dell’incendio che ha interessato la zona, auspica un intervento celere ed efficace per ripristinare la funzionalità della struttura.
“Un ponte storico, che unisce l’intra moenia e l’extra moenia – informa in una nota il sodalizio -. I suoi fornici, impostati su una possente pilastratura con contrafforti a profilo triangolare, sono l’esito del genio architettonico di Luigi Castellucci che ne progettò la costruzione nel 1846. Il 1° ottobre di quell’anno una devastante alluvione aveva gravemente danneggiato il preesistente ponte, progettato dopo un altro simile evento, dell’agosto del 1833, che aveva compromesso irreparabilmente il primo e più antico ponte, un viadotto costruito nel 1530“.
Ma il nuovo ponte si rese necessario anche per rispondere più agevolmente alle necessità del traffico civico, nel XIX secolo certo non paragonabile al nostro. Così ancora il Centro Ricerche: “Ricordiamoci che attorno alla città vecchia, a quei tempi, fu costruita la prima circonvallazione bitontina. Il ponte si inserisce in questo contesto urbanistico. Lo stesso progetto del 1833, affidato all’architetto Lerario, servì a costruire un’opera necessaria all’espansione edilizia che stava vivendo la zona extra moenia della città“.
Ecco cosa raccontano le cronache dell’epoca, custodite nell’Archivio Diocesano di Bitonto (fondo Cerrotti): «Si aprirono le cateratte del cielo, come al tempo di Noè, e cadde tanta sterminata pioggia che verso le 22 ore arrivò un’alluvione […] e la piena della corrente sorpassò l’altezza della pescara pubblica di Santa Teresa, inondò tutta la chiesa […] ed infatti […] l’alluvione spalancò la porta della Chiesa penetrandovi così copiosamente che […] vi entrarono […] tra le altre cose anche alberi».
“È dunque necessario intervenire“, conclude e ribadisce la nota del sodalizio bitontino.