Ha l’aspetto di una donna
volitiva e caparbia e ti guarda di sottecchi come per indagare nella profondità
dell’animo, Angela Piccinonna, neo centenaria di Palombaio, nata il 23 Giugno
del 1916 e da sempre residente nella frazione bitontina.
Un secolo di vita può bastare a
raccontare il “suo” mondo e le relative vicissitudini, sia pure dal piccolo
angolo visuale che per la signora Angela è sempre stato quello di Palombaio, la
sua comunità, i lavori nelle campagne circostanti, la famiglia e i suoi valori
identitari.
“Il mio segreto? Ho vissuto nella buona e nella cattiva sorte, cercando
di farmi sempre i fatti miei”, tiene a precisare Angela.
“Sono nata respirando la guerra, poi ne ho vissuta un’altra, con l’esperienza
di mio marito Michele prigioniero per dieci anni in India”.
Attorniata dall’affetto festante
dei figli Maria, Caterina e Mimmo e di una cinquantina tra nipoti e pronipoti,
la signora Angela ha sfidato chi le chiedeva di riuscire a spegnere le fatidiche
cento candeline sulla torta, rispondendo loro:
“E portatemele, mo’ ci provo”.
Tutto il quartiere attorno a Via
Sorgente ha voluto festeggiare, in segno di riconoscenza e privilegio, il
centesimo anniversario di Angela, addobbando cancelli, alberi, muretti e
inferriate con fiocchi, nastri e palloncini colorati.
Poi Angela ha parlato del suo
matrimonio con Michele (scomparso quindici anni fa):
“Il mio matrimonio è stato felice e completamente dedito al lavoro. Eravamo
tutti impegnati in campagna ed io facevo lavori da uomini. Si lavorava e si
stava insieme, in grande armonia. Oggi le cose nel mondo sembrano cambiate. Ciò
che manca nelle nuove generazioni è la buona educazione, che andrebbe
recuperata se si vuol vivere bene”.
E poi conclude su dieta, stile di
vita e un auspicio:
“Rinunce? Nessuna, neanche a tavola, dove limito solo il consumo di
carne. Le cose nella vita bisogna volerle con forza, senza dirlo troppo in
giro. Invece oggi si parla e sparla troppo. Ai miei nipoti auguro di trovare un
lavoro e di volersi bene reciprocamente, come si fa in una buona famiglia”.