Si sarebbero appropriati di circa 2,5 milioni di euro di risorse pubbliche, derivanti dal prelievo dei tributo e distratte verso un’altra società a loro riconducibile, la Siart, e reinvestite nell’acquisto di immobili. È questa l’accusa mossa dalla Procura di Bari a Mario e Giuseppe Colapinto e Grazia Fiore, amministratori della Cerin srl, la compagnia che un tempo gestiva la riscossione dei tributi per i comuni di Bitonto, Modugno, Santeramo e Grumo.
Tra gli immobili acquistati ci sarebbero anche un laboratorio artigianale a Statte, Taranto, Villa Longo a Palese, un locale in territorio di Bitonto e l’Istituto pontificio delle Maestre Pie Filippine di Santo Spirito.
Per queste motivazioni è stato chiesto il rinvio a giudizio per i tre e per un quarto indagato bitontino, Francesco Paolo Noviello. Quest’ultimo avrebbe redatto, su istigazione degli altri tre, la perizia alla base dell’operazione di scissione societaria, con conseguente assegnazione di parte del patrimonio della Cerin alla Tributi Service srl, altra società riconducibile ai Colapinto.
Per l’accusa il valore dei beni trasferiti sarebbe stato gonfiato appositamente per far risultare come raggiunta la quota minima di capitale sociale necessaria per l’iscrizione della Tributi Service nell’albo dei soggetti privati abilitati ad effettuare accertamento e riscossione dei tributi.
Prelievi in contanti, operazioni bancarie e postali sono al setaccio della Procura per accertare l’appropriazione illecita di risorse pubbliche.
Con la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura, la parola passa ora al gup del tribunale di Bari Alessandra Susca, che dovrà stabilire la sussistenza degli elementi forniti dall’accusa. Il 12 maggio ci sarà l’udienza preliminare.