«La notizia non può che farmi piacere per Beppe, ma adesso, di conseguenza, mi aspetto di ricevere lo stesso trattamento. Non è giusto che si facciano distinzioni tra figli e figliastri». Antonio Bellavista non le manda a dire.
Come quando battagliava in mezzo al prato con la casacca biancorossa, l’ex capitano coraggioso commenta con schiettezza la news che riguarda l’ex capocannoniere della serie A, graziato dal presidente della Federazione italiana Gioco Calcio, che ha cassato “la preclusione definitiva irrogata dagli Organi di Giustizia”. Insomma, dopo dieci anni, il già bomber laziale oggi è rinato a nuova vita.
Prima, il 43enne bitontino ripercorre la lunga vicenda giudiziaria del «Calcioscommesse», con dovizia di particolari e senza fare sconti a sé stesso: «Ho conosciuto Signori e l’ho incontrato più volte durante quel periodo. Tutto girava indubbiamente intorno a lui, persino dalle carte emergeva che era una figura cruciale.
E, se il reato per cui eravamo a processo a Cremona è caduto in prescrizione, dalle procure di Modena e Piacenza è stato assolto perché il fatto non sussiste. E quelle erano costole dell’indagine cremonese. Esattamente come il procedimento di Bari, che ha registrato l’assoluzione anche per me. Per questo, la grazia ricevuta dall’ex attaccante della Nazionale costituisce un precedente che depone a mio favore, perché eravamo nella medesima condizione.
Siamo stati radiati entrambi ed ora mi attendo pure io di essere reintegrato. Non faccio battaglie su questo, certo, però se ciò non avvenisse, sarebbe quanto meno una incongruenza».
Poi, riflette con una punta di amarezza: «Abbiamo sbagliato e pagato, com’era giusto che fosse, ma è altrettanto giusto che venga concessa un’altra possibilità. È sacrosanto che uno possa avere un’altra chance per tornare a lavorare nel mondo del calcio. Non dimentichiamo che io ho anche scontato una pena».
E Antonio, che gestisce un accorsato centro polisportivo e dà il suo nome ad una associazione calcistica giovanile, abbastanza rinomata nell’ambiente, non vede l’ora di tornare in pista in prima persona.
Ecco le sue obiettive conclusioni: «Di Signori non ho condiviso solo il suo proclamarsi vittima di un sistema, del quale egli era uno snodo principale, però ho apprezzato il suo difendersi ad oltranza, cosa che io non ho fatto. E, ora che lui è risultato innocente ed è stato assolto, anche io potrò presentare istanza di grazia».
Che la Corte federale aveva respinto a dicembre scorso. Ma, alla luce delle ultime novità, lo scenario pare essere cambiato e, stavolta, l’esito potrebbe essere quello sperato da Bellavista.