Francesco Gualberto era di Modugno e aveva 45 anni.
Non si sa ancora con precisione quando ha chiuso la sua esistenza terrena, spetterà all’esame autoptico stabilirne con precisione la data.
Si sa purtroppo come.
Disteso tra gli ulivi secolari, freddato da due colpi di pistola, uno al fianco e l’altro al petto, dopo una violenta colluttazione.
Il suo corpo, piagato in più punti, è stato ricoperto in maniera maldestra da una lastra.
Poi, s’è rigonfiato per effetto della decomposizione. Nottetempo, con le sue carni hanno pasteggiato animali randagi.
Nessuno aveva denunciato la sua scomparsa perché viveva da solo, essendo i genitori residenti a Bari.
E’ il terzo cadavere che viene rinvenuto nelle campagne bitontine in poche settimane.
Brutto, bruttissimo segno.
Prima, il 16 luglio scorso, sulla strada che da Bitonto conduce a Palombaio, è stato rinvenuto un uomo in un vano sotterraneo di un fondo retrostante la Chiesa della Madonna delle Grazie.
E’ ancora senza nome questa vittima di lupara bianca.
Poi, sei giorni, sulla strada provinciale 231 – la ex statale 98 – è stata ritrovata senza vita una prostituta, uccisa con due coltellate, probabilmente al culmine di un rapporto sessuale.
Ieri, ancora su via Palombaio, è stata la volta del quarantacinquenne modugnese, che aveva precedenti penali per sfruttamento della prostituzione ed era agli arresti domiciliari, anche se poteva usufruire di un permesso speciale per sottoporsi a cure dentistiche.
E proprio da una delle ricette fra i fogli trovati nelle tasche dei jeans è stato possibile risalire all’identità dell’uomo.
Ora, una delle piste seguite dagli inquirenti in queste ore è proprio quella di una probabile connessione tra l’omicidio della donna e quest’ultimo assassinio.