D’accordo, è Ferragosto.
La massima preoccupazione
per gli itali vacanzieri è se oggi ci sarà o meno il sole lassù, in cielo.
Dopo
le bufere che hanno annerito la giornata di ieri, la preoccupazione è grande.
Se
la risposta all’oracolo accorante sarà positiva, la panoplia è già pronta: stuoia
mal avvoltolata che si srotola ogni due passi, spiaggina arrugginita,
ombrellone variopinto inguardabile…
Tuttavia, oggi, ci corre l’obbligo di
rivolgere l’attenzione a chi, questo dì festoso, non se lo gusterà affatto.
Perché
per loro la luce del domani mica si vede all’orizzonte, anche se ci fosse il
solleone.
Stiamo parlando degli operai della Om Carrelli e della Bridgestone (tantissimi i bitontini fra questi).
Il
loro destino è tragicamente in bilico fra l’incertezza attuale e il nulla
futuro.
Dura da anni l’agitazione dei dipendenti della prima, uomini e donne
fieri, fierissimi del loro lavoro.
Come fanno i manager che ne decidono le
sorti a non rendersene conto? Avete mai parlato con uno di loro?
Ogni parola
gronderà orgoglio per la qualità eccelsa che la loro produzione aveva
raggiunto.
Eppure, la Kion, colosso teutonico proprietario dello stabilimento,
ha fermato la produzione.
Oggi, cuore dell’estate, loro passeranno la giornata
con le famiglie dinanzi ai cancelli.
”Sarò davanti alla fabbrica con mia
moglie e mio figlio di 10 anni.– racconta Andrea Tempesta ai colleghi dell’Ansa- e ci saranno anche altri miei colleghi con le loro famiglie, questo sarà il
nostro Ferragosto”.
Qualche chilometro più in là, il dramma della Bridgestone.
Una vicenda che sarebbe farsesca se non fosse tragica.
Gli uomini in tuta
grigia sono stati letteralmente buggerati dai loro datori di lavoro, magnati
nipponici decisamente poco coraggiosi, che provarono a dare il benservito ai
dipendenti con una videoconferenza di pochi minuti.
A quell’annuncio fece
seguito la giusta ribellione dei sindacati e il picchettaggio h 24 di tutti.
Cosa
più beffarda ai colpi dell’oggi, allora fece scalpore la torma di politici di ogni estrazione che
sfilava dinanzi agli ingressi di quella autentica città dei pneumatici.
In favore
di telecamera, ovviamente.
Poi, pian piano, dopo i viaggi (altrettante Viae crucis) a Roma per i consueti
tavoli di confronto al ministero, è calata una coltre di silenzio su questa
dolorosa storia.
Nel frattempo, però, si paventano un piano di
riconversione industriale finalizzato al mantenimento dello stabilimento barese; il ridimensionamento dei volumi produttivi delle coperture di tipo ”general use”; una delocalizzazione assassina in zone d’Europa in cui la manodopera costa meno, ma è pure molto meno specializzata; il mancato pagamento delle indennità per
malattia.
E pensare che c’è gente che ha passato una vita in quella fabbrica ed
ora viene invitata a farsi da parte.
Incredibile.
Ma nessuno considera che
ognuno di loro è un padre? Un marito? Un capofamiglia?
Ognuna di loro è una
madre? Una moglie? Ed anche solo la dignità di ognuno di loro, la vogliamo rispettare?
E i politici dove sono?
Che fine hanno fatto?
Buon
ferragosto anche a voi, eroici operai.
Per quel che vale, vi siamo vicini…