Bitonto è stata insignita ufficialmente del titolo di “Città del sollievo”. La cerimonia è stata celebrata nella giornata di ieri nella Sala degli Specchi del Municipio, alla presenza delle massime autorità. Il riconoscimento, attribuito dalla Fondazione nazionale “Gigi Ghirotti” con il patrocinio dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci), premia gli enti locali che si sono distinti nell’organizzazione di iniziative di sensibilizzazione e solidarietà in ambito socio-sanitario (povertà, disagio sociale, malattia terminale, disabilità), testimoniandone l’impegno partecipativo, informativo e formativo nella promozione della “cultura del sollievo” attraverso le associazioni locali di volontariato, le istituzioni sanitarie territoriali e scolastiche.
La motivazione del riconoscimento – si legge sulla targa consegnata al sindaco Michele Abbaticchio – risiede nel fatto che la città di Bitonto si è distinta “nell’aver promosso e testimoniato, attraverso iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, la cultura del sollievo dalla sofferenza fisica e morale”.
«È motivo di grande soddisfazione per tutti quanti noi» esordisce don Vito Piccinonna, presidente della Fondazione “Opera Santi Medici Cosma e Damiano – Bitonto – Onlus”. E continua: «È fondamentale coniugare la programmazione territoriale con quella socio-sanitaria. Attraverso l’Hospice “mons. Aurelio Marena”, il “Maria Cristina”, il Centro Alzheimer della Fondazione “Villa Giovanni XXIII e tutto il sistema cooperativistico, da più anni si cerca di promuovere una città più vivibile. Si tratta di servizi che rappresentano un modello di primato sociale affiancato ad una rete di strutture pubbliche».
Il Comune di Bitonto aveva infatti avanzato la richiesta di assegnazione del titolo di “Città del Sollievo” ad ottobre 2016 (delibera di Giunta n. 198/2016), richiamando le strutture e relative attività menzionate da don Vito Piccinonna, sulle quali l’Amministrazione comunale ha puntato negli anni scorsi con la realizzazione del programma Urban Italia “La forza della marginalità”, mirando alla creazione della cosiddetta “città del benessere solidale”.
Per Emilio Carelli, presidente della fondazione nazionale “Gigi Ghirotti”, «il sollievo è un’esperienza che coinvolge tutte le dimensioni della persona fisica, psichica, sociale e spirituale. E il sollievo lo si offre anche ascoltando, accompagnando, condividendo. È fondamentale promuovere la cultura del sollievo, avere sul proprio territorio centri dediti all’accoglienza e alle cure di affrancamento dal dolore».
In questa direzione procede dunque la creazione del circuito delle “città del sollievo”, comprendente ad oggi altri 12 centri, oltre a Bitonto.
Monsignor Francesco Cacucci, arcivescovo metropolita della diocesi Bari-Bitonto, sottolinea come esista «un dolore che può apparire come una condanna e un altro come salvezza. Esso ha un valore culturale per i credenti, visto che trova nella croce di Gesù il suo riferimento centrale». E, in riferimento all’attuale situazione sociale, aggiunge: «È opportuno superare l’individualismo che non tocca solo persone ma anche le istituzioni».
«Il dolore ha mille volti e storie – afferma monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio – e il mondo ha cercato di dare sollievo a tanto dolore presente in questo territorio. A Bitonto vi è un terzo settore vivace che raccoglie diverse realtà, mettendo in pratica il principio della dottrina sociale della Chiesa».
A chiudere, infine, il giro di interventi, il primo cittadino Michele Abbaticchio: «Il titolo del piano Urban Italia “la forza della marginalità”, che siamo stati obbligati a continuare nel Documento Programmatico Preliminare, ha svelato ciò che già sapevamo, e cioè che gli ideali punti di forza e sviluppo economico del territorio sono costituiti anche da infrastrutture sociali e strutture pubbliche nelle periferie fisiche e mentali della città».
E prosegue: «l’integrazione, nel senso di bitontini che si integrano con bitontini, rientra in un’ottica di sollievo per tutti. Se ci crediamo anche l’ultimo degli ultimi può cogliere l’opportunità di non restare solo. Riprendiamoci le nostre case, famiglie, soprattutto quelle che hanno deciso di non esserlo, perché questa è la sfida più importante per la comunità. Il potere di autodeterminazione nasce quando c’è il diritto a non sentirsi ultimi fra gli ultimi».
La cerimonia di consegna della targa è stata infine impreziosita dalle note dell’Inno di Mameli eseguito dalla Brass Band diretta dal maestro Vito Vittorio De Santis.