Sidone, Libano. 27 Maggio 2011, ore 15.55. Un ordigno esplode sul ciglio della superstrada che collega la capitale libanese con l’antica città fenicia. È un attentato terroristico. Un convoglio Unifil viene devastato. Sei caschi blu restano gravemente feriti. Lotta fra la vita e la morte il maresciallo bitontino Giovanni Memoli. Da quel giorno, otto anni di eroica resistenza al dolore che ingiustamente lo accompagna quotidianamente. “Le circostanze dell’attentato costringono ancora oggi Giovanni a un cammino intenso, talora duro, di accettazione. Nelle necessità dell’inatteso percorso neo-natale, la sua famiglia – mamma Maddalena e papà Nicola, con la cara sorella Marianna – gli è stata sempre accanto. Giovanni non meritava la prova di una nuova vita, è evidente. Dall’ineludibile viatico di accettazione provocato dall’attentato, spero che egli possa, tuttavia, rafforzare il senso dell’appartenenza alla sua famiglia e alla comunità militare. Oggi, Giovanni Memoli è primo maresciallo del ruolo d’onore. Per tutti noi è un fondamentale e irrinunciabile riferimento”, scrive il generale Antonio Bettelli, che al nostro concittadino ha dedicato un gran bel libro, “Leonte”, Gaffi editore. Ora, l’Associazione Internazionale di Cultura e Volontariato “Uomo e Società” ha ideato il “Premio Sciacca” per ricordare la figura di Giuseppe Sciacca quale esempio per le nuove generazioni, in un’epoca come la nostra che è purtroppo contraddistinta da una forte crisi di identità del mondo giovanile. Giuseppe Sciacca era uno studente di architettura che durante la sua breve esistenza ha dato prova di una forte dirittura morale e di una grande generosità verso il prossimo. È deceduto prematuramente a causa di un incidente (mancata apertura del paracadute), durante i festeggiamenti in onore della Beata Vergine del Divino Amore, nel cielo sovrastante il venerato Santuario romano. Per questo un riconoscimento così pregno di significati non poteva non andare al nostro Giovanni Memoli, graduato militare che con la sua etica altezza sta indicando alle giovani generazioni la strada della umana dignità e della forza d’animo, non disgiunta da cristiana sopportazione.